Lo scrittore Gerhard Wolf ha scartabellato carte e faldoni nei meandri dell'Accademia delle Arti di Berlino. Ha trovato lì alcuni inediti, non scritti qualunque, ma quelli di sua moglie Christa, autrice che ha segnato per mezzo secolo, a partire dagli anni sessanta del Novecento, la cultura tedesca ed europea. In Italia è stata un'icona delle edizioni e/o, a partire dagli anni Ottanta, amica personale degli editori Sandro Ferri e Sandra Ozzola e della sua traduttrice Anita Raja, che si è occupata anche del più recente inedito della Wolf, finito in libreria, scritto con l'abituale lucidità in qualche settimana del 1971, "Epitaffio per i vivi. La fuga" (155 pagine, 14,50 €).
"Epitaffio per i vivi" è incentrato sull'infanzia, come "August", il libro edito in Italia nel 2011, il giorno dopo la sua morte, ed è una sorta di introduzione a quel "Trama d'infanzia" che è fra i suoi volumi più noti. Nel 1945 molti di coloro che vivono nell'est della Germania sono costretti a scappare davanti all'avanzata dell'Armata Rossa, dovrà farlo anche la ragazzina che è la voce narrante. Alla fuga, impavida negli auspici («Una giovane tedesca non ha paura»), s'intrecciano sentimenti ambivalenti che la legano al padre, reclutato dall'esercito, alla madre Charlotte, così diversa dalle foto in cui è giovane, immagini che la piccola tanto ama, quasi vergognandosene. Scappare a bordo di un autocarro, lasciare ogni cosa, anche sprazzi di ricordi, in un modo che sembra insensato, per diventare adulti e confrontarsi tenacemente con la provvisorietà della vita.