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Caduta e rinascita dell'autore di Spartacus

Autore: Lara Crinò
Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 5 giugno 2015

Prolifico e longevo (è scomparso nel 2003 a 88 anni), Howard Fast è uno scrittore simbolo delle contraddizioni del Novecento american0. Noto soprattutto per aver scritto Spartacus (1952) da cui fu tratto il celebre film di Stanley Kubrick, torna all'attenzione dei lettori italiani con il prilno romanzo di una saga in sette volt1mi (in lingua originale The Immigrants) che scalò le classifiche Usa a fine anni Settanta ed è tt1tt'oggi molto amata oltreoceano. Il libro si intitola Il vento di San Francisco (e/o edizioni, pp. 480, euro 18) e prende avvio nella città sulla baia nei primi anni del ventesimo secolo.
Sulle macerie del terremoto e dell'incendio che l'hanno sconvolta e distrutta nel 1906, il figlio di immigrati italo-francesi Danny Lavette costruisce la sua fortuna: orfano e ignorante ma acuto e determinato, Lavette parte da un piccola flotta di pescherecci per costruire un impero fatto di navi da carico, investimenti immobiliari, commercio. Sposa Jean Seldon, figlia di uno dei banchieri più famosi della città, si mette in società con l'amico ebreo Mark Levis, proprietario di un piccolo emporio, poi si innamora di una ragazza cinese che gli dà un figlio illegittimo.
Libero da pregiudizi etnici e razziali, attento alle motivazioni il1time dei personaggi e alle durezze di una società solo apparentemente egualitaria, Fast si prese con la saga di San Francisco una delle rivincite tardive di una carriera altalenante. Di idee radicali, iscritto al partito comunista americano, aveva pagato la sua passione egualitaria finendo nella blacklist di McCarty durante la «caccia alle streghe» del Dopoguerra.
Da sceneggiatore e scrittore già di grande successo divenne per un decennio una sorta di fantasma. Nel 1947 i suoi libri furono dati alle fiamme in un pubblico falò dall'American Legion. Uno dei suoi libri più fortunati, Citizen Tom Paine, dedicato alla rivoluzione americana, fu tolto dalle biblioteche scolastiche. I suoi amici più celebri, tra cui Arthur Miller, fecero una manifestazione pubblica per lui a New York che però non servì a nulla.
Il cono d'ombra durò a lungo: per far circolare Spartacus fu costretto ad autopubblicarlo. Poi lasciò il partito comunista e a poco a poco risalì la china, pubblicando crime novel sotto pseudonimo. Continuò sempre a scrivere della lotta per la sopravvivenza di chi non è nato in cima alla collina ma nei seminterrati, nella terza classe delle navi, nelle case buie dei quartieri popolari, lui che era un orfano della classe operaia di New York.
Mostrò, come accade in n vento di San Francisco, come capiti talvolta che un outsider si ritrovi al tavolo dei potenti, incerto su che posate usare, o che spezzi le sue catene come lo schiavo che si ribella a Roma. Ma continuò a illuminare anche le figure piccole e umili destinate a restare sullo sfondo.