Rinaldi a Roccapiedimonte: storie di donne e di memoria
Autore: Piera Carlomagno
Testata: Il Mattino di Napoli
Data: 23 maggio 2015
Afferrala, afferrala questa storia, te lo suggerisce lei stessa, già dal titolo: «Ma già prima di giugno». Esortando alla velocità - non fretta, piuttosto leggerezza, nell'accezione contemporanea del termine - l'ultimo romanzo di Patrizia Rinaldi ti parla, ti ammicca e se ne va. Sta a te stringerlo in pugno e dare il giusto peso al linguaggio rivoluzionario che ne fa una saga raccontata con gli strumenti dell'oggi, senza pedanteria, particolari, eccessi. Econ un doppio piano temporale che ti costringe a un cambio di scena continuo e repentino, un andirivieni che, se non spiazza, conquista. Il lettore non sa quale delle due storie preferisce, ma guai a indugiare in un simile dilemma. Le due donne protagoniste sono essenziali l'una per l'altra e necessarie a spiegare il significato vero della partita della vita, che è persa e vinta non importa purché si giochi.
Donne speciali, non perché abbiano doti e fortuna, ma per la forza, l'ironia, il disprezzo delle convenzioni. Maria Antonia è una mamma di guerra, raccontata giovane e in piena lotta per la sopravvivenza. Ena è la figlia, vissuta in tempi più facili, ma raccontata vecchia, in fin di vita, sola. La prima in piena fase di progresso, l' altra sul la via del ritorno. forse non solo perché il ciclo della vita è questo, ma perché quelle narrate da Patrizia Rinaldi, che vive e lavora a Napoli e che nella scrittura ha prestato l'attenzione particolare ai bambini e al noir, sono epoche storiche chiave, soprattutto per leggere i giorni nostri. «La madre da giovane dice Patrizia Rinaldi rappresenta la promessa di w1 riscatto economico, della comprensione definitiva dell'orrore della guerra, della tenacia dell'attaccamento scandaloso alla vita. Maria Antonia ha la forza della sopravvivenza che vuole imporsi sul danno, spesso in maniera scorretta, ma sempre vitale. La figlia da vecchia è la stessa promessa non mantenuta, il ritorno alla solitudine ironica, la consapevolezza che i conflitti ritornano, che i progressi non sono dati per sempre, che la storia nostra può ondeggiare verso w1 ritorno brutale all' inciviltà». È l'uovo di Colombo, che allunga l'arco temporale della narrazione, una saga che abbraccia le generazioni facendone un'unica vita, giocata solo con le pedine che le due donne hanno a disposizione, ma con coraggio, ironia, distacco ed erotismo.
Non nmo è detto. Specialmente nella storia di Ena, perché lei è vecchia e, come dice Rinaldi: «I ricordi non seguono cronologia e scrupolo, diventano un delirio a volte scanzonato. Ho preferito lasciar intendere piuttosto che dire, per cercare di rendere la frammentarietà della suggestione rispetto all'ordine dei fatti narrati». Promesse storiche mancate, dunque, la saga e il suo contrario,lo «stupore, profondo, di riconoscere l'attaccamento alla vita nella disperazione». E, infine: «L'allegria beffarda anche davanti alla morte». Maria Antonia affronterà lutti e miseria, fuggirà come profuga da Spalato, perderà il primo marito nelle foibe, vedrà i fratelli condananti ai campi di lavoro, darà scandalo, pur di continuare: «Resta ln una gioventù permanente proprio perché ha affrontato la Storia Grande del mondo e l'ha vinta». Per Rinaldi la vita di Ena è stata sazia, pigra, non priva di danni.
A Roccapiemonte, a palazzo Marciani, oggi alle 18, il romanzo, pubblicato da Edizioni e/o, sarà presentato in anteprima dopo il Salone di Torino, per il ciclo organizzato dalle associazioni Fedora e Hosa Aliberti, caratterizzato dalla grande partecipazione di pubblico. Dialogheraru10 con l'autrice Gaetano Fimiani e Luca Badiali.