Luigi Romolo Carrino intervista
Autore: Patrizia Debicke
Testata: Milanonera
Data: 13 aprile 2015
Luigi Romolo Carrino (napoletano, classe 1968) con una scrittura colta, fluida, ma vera per una Napoli diversa, niente Marechiare, ma comandi, disciplina, rispetto, quasi l’inchino d’obbligo alla “Federazione”.
Poeta vero, l’afflato scappa fuori dalla prosa. I tuoi romanzi Acqua Storta (Meridiano Zero, 2008) e Pozzoromolo (Meridiano Zero 2009, selezionato nel 2011 per il Premio Strega), Esercizi sulla madre (Perdisa Pop 2012, selezionato nel 2013 per il Premio Strega) hanno fatto parlare molto e a ragione.
E riporto volentieri l’osservazione che segue fatta da Luigi Carrino:
Segnalo, visto che si parla di Napoli, il mio contromano per LATERZA, A Neopoli niusciuno è neo, del 2012. Un reportage, una visita guidata nel mondo dei cantanti neomelodici.
Sono una vecchia rompiscatole, mi spiace di non conoscerti personalmente e allora, perdonami, indago con domanda personale.
Nato a Napoli, vivi a Roma. Per obbligo o per scelta?
Non vivo più a Roma, almeno non stabilmente, da qualche anno. Nel 2010 ho lasciato il mio lavoro di ingegnere. Ora vivo e lavoro nel mio paese di origine, Palma Campania.
Laureato in Informatica, specializzato in Problem Solving e Ingegneria del Software, ambito finanziario ma… preferisci scrivere (già visto e controllato che il morbo della lettura ha colpito giusto e a fondo).Primo libro (in prosa) un noir napoletano, poi una doppietta meritatamente lanciata verso lo Strega. Pozzo Romolo ed Esercizi sulla madre.
Perché il ritorno ai Simonetti/Farnesini?
Perché finalmente avevo una buona idea sul matriarcato nel crimine, nella camorra. Ma il contesto è solo un pretesto per raccontare un destino che spesso e volentieri è inesorabile, immutabile, per molta gente che nasce in questi territori.
La tua Mariasole Simonetti mi piace molto, ha una marcia in più rispetto agli uomini e alle donne che la circondano. E indubbiamente hai dimostrato che l’intelligenza paga. Credi che la ferocia femminile, se motivata, sia più pericolosa di quella maschile?
La ferocia è sempre pericolosa e non è mai “motivata”. Sia che arrivi da un uomo sia che arrivi da una donna. Detto questo, certi ingranaggi – vendicativi i protettivi – ritengo siano più sofisticati nell’intelligenza femminile.
Quanto esiste il matriarcato camorristico nella realtà? Esiste da sempre. Tutti rimandano a Pupetta Maresca e al suo Pascalone ’e Nola (Nola è a pochi chilometri da dove abito). Ma ci sono tanti esempi, passati e soprattutto presenti. Oggi la moglie di un camorrista è spesso una vedova bianca, perché il marito o è in carcere o è latitante. Capisci, quindi, che per forza di cose le donne hanno dovuto mettere un piede avanti per gestire ciò che i loro uomini non potevano più fare agevolmente.
Hai detto in un’intervista che si attinge dalla proprio biografia per trasformare dalla realtà quello che si racconta. La tua camorra è molto reale. Hai informatori privilegiati? (la risposta non è obbligatoria). Quanto c’è di verità e quanto di fiction?
Io sono nato a Napoli. Ho vissuto nel mio paese per molti anni. Sono tornato qui. E “qui”, vuol dire a Palma, confinante con Ottaviano, con Nola, con Piazzolla di Nola, con Sarno, con San Gennaro Vesuviano, con San Giuseppe Vesuviano, con Poggiormarino. Questi sono luoghi ‘noti’ per quanto riguarda capi e guerre di camorra. Il fatto è proprio questo: tutto è ‘stato’ sotto gli occhi di tutti e lo ‘Stato’ non c’era. Tutto è cambiato, ma riguardo solo il modo di esercitare il crimine. Certe informazioni, a noi, ce le hanno – purtroppo – scritte nel nostro DNA.
Tragicamente diretto il riferimento a Clitennestra dell’Agamennone di Eschilo,
Io, se dovessi rifarmi all’antica Grecia, paragonerei volentieri Mariasole a Pallade Atena. Tu?
Mah, sì, magari per il senso della giustizia… Io le ho preferito Clitemnestra. Non tanto per il rancore, ma per il sentimento materno che manifesta verso Ifigenia e anche per il modo in cui Mariasole si relaziona con Ferdinando, migliore amico di Giovanni e coinvolto nel suo assassinio. E perché, poi, in qualche modo la vera Mariasole deve uccidersi per dar vita alla spietata, sanguinaria capoclan che è costretta a diventare.
Eccezionale ricostruzione ambientale e linguistica, un napoletano ricercato.
Quel’ è il tuo rapporto con Napoli?
Magnifico. Siamo innamorati l’una dell’altro. E come succede spesso nei grandi amori, ci sono anche grosse liti, allontamenti, riavvicinamenti. E anche tanto… sesso.
Qual è la cosa che ti/le piace di più di Napoli e quale di meno?
La commistione, nella stessa città, di gente che vive al Vomero e gente che vive alla Sanità. Sono due ‘popoli’ diversi, due Napoli, e poi scopri un po’ alla volta che non è proprio così. La cosa che mi piace di meno è senz’altro il modo in cui Napoli viene sempre vista. “Vedi Napoli e poi muori”, suggeriva Conrad un po’ di tempo fa. In realtà, per tutta una serie di giornalisti, ad esempio, si dovrebbe dire: “Vedi Napoli, conoscila, e poi apri quella boccaccia che ti ritrovi”.
Poesia, teatro, prosa. Quale sarà la prossima uscita di Luigi Romolo Carrino?
Non lo so. Sto lavorando da qualche anno a ERA DI MAGGIO, un romanzo ambientato a Procida a partire dagli anni ’60. Molto magico e iperrealistico, una specie di Casa degli spiriti (magari!) calato nella tradizione partenopea, nei suoi riti e nei suoi misteri. C’è anche l’idea di continuare con i Farnesini/Simonetti… mò vediamo che mi dice la capa.
Che ti dica tanto…e auguri!
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