La buona legge di Mariasole
Autore: Elisabetta Bolondi
Testata: Sololibri
Data: 9 aprile 2015
Anche se l’autore di questo romanzo si affretta a dichiarare di aver inventato tutto, persone cose e luoghi, la storia che racconta appare realistica, veritiera, molto riconoscibile in vicende di cronache di camorra che leggiamo ormai distrattamente sui quotidiani o vediamo rappresentate nelle ricorrenti fiction televisive.
Mariasole, la protagonista del romanzo di Luigi Carrino, porta nel suo nome un ossimoro: niente luce o sole nella storia che l’autore ci racconta nelle pagine, alcune orribili, di questo romanzo-verità che scava nella guerra totale che avvolge le Famiglie di Napoli e provincia, strette in un patto di sangue che viene chiamato pomposamente Federazione, e porta un nome su cui si deve fare un solenne giuramento: Acqua Storta.
Mariasole è una bella donna laureata, gestisce un negozio di prodotti per la pulizia, è sposata con Giovanni Farnesini, figlio di Don Antonio, un boss che vive da latitante in un bunker sotto una villetta del villaggio Coppola, dalle parti di Baia Domizia. Mariasole è a sua volta figlia di Don Pietro Simonetti, detenuto per camorra a Poggioreale, e madre del piccolo Antonio, un bambino di pochi anni, adorato da sua madre.
Giovanni però, pur legato alla moglie, vive una relazione omosessuale che gli costerà la vita: suo padre infatti invia Ferdinando, il migliore amico di suo figlio, a sparargli mentre amoreggia con l’amante su uno scoglio presso il faro di Mergellina. Mariasole, sconvolta dalla morte dell’amatissimo marito, sa che deve prenderne il posto a capo della Federazione, così ha deciso per lei il potente suocero. Ma c’è anche una donna potentissima, Angela Lieto, la vera madre di Don Antonio, che vive reclusa in una specie di casa fortificata a Procida, da dove dirige i traffici di droga e le guerre fratricide tra le varie famiglie camorriste: Mariasole dovrà fare riferimento a lei per ogni decisione e all’inizio della sua ascesa sarà proprio così.
Presto però Mariasole si accorge di quanto sia difficile per una donna prendere il posto di capo clan con autorevolezza e, dopo aver subito un attentato nel quale anche il piccolo Antonio ha rischiato la vita, decide inesorabilmente di prendere parte da protagonista alla guerra feroce che si è scatenata contro le decisione dell’ormai vecchio boss e della sua onnipotente madre.
Ne La buona legge di Mariasole, Carrino ci mette di fronte a scelte violente, ad azioni barbariche, ad attentati feroci, in cui vengono torturati e uccisi uomini e donne pur di salvare un equilibrio di terrore in cui ad ognuna delle famiglie spetta un pezzo di potere, in un gioco perverso dove la cocaina colombiana gioca un ruolo determinante.
Pensavamo con Gomorra di Saviano di aver imparato molto sul mondo del malaffare camorristico, questo libro va ancora più a fondo e ci racconta una Napoli, una Campania che sembrano non avere scampo: la cultura, la laurea, la bellezza, non bastano a Mariasole per sganciarsi da un mondo di morte, di perdizione, di buio totale. La donna, pur di salvare suo figlio, non esita a compiere azioni scellerate che le consentono quel potere assoluto che in quel mondo è la sola garanzia per la salvezza di Antonio junior.
Luigi Carrino ci trascina in un mondo arcaico, fatto di vendette atroci, di giuramenti con il sangue, di attentati, di delitti eclatanti, servendosi di un linguaggio affilato, incisivo, pieno di espressioni dialettali frequenti soprattutto nei dialoghi efficacissimi, nei soprannomi dei personaggi (Giogiò, Filippo A’ Palomma, Chiummo, Recchiacalata, Cardellino, Mezzapalla), nelle citazioni delle canzoni che fanno da colonna sonora a questo mondo, quelle di Tony Marciano, Franco Moreno, Gigi Finizio, Ida Rendano... Una Napoli segreta, conosciuta e indagata nei suoi meandri più atroci, fuori da ogni oleografica rappresentazione consolatoria.
Un libro duro, necessario per capire logiche che sfuggono e che invece andrebbero conosciute di più per combatterle con le armi appropriate.
L’altra donna protagonista, la mamma Angela Lieto, “con il suo potere economico per dieci anni compra ogni cosa, ogni uomo, ogni luogo che possa essere d’aiuto ad Antonio... Dal 1995 al 1998 finanzia la corruzione di senatori, deputati, magistrati, cancellieri, avvocati, testimoni, poliziotti, carabinieri, pentiti, pubblici ministeri, luogotenenti di capoclan, assessori, sindaci, trafficanti d’armi e chissà quanti altri ancora, per non far comparire nemmeno il nome di suo figlio nel processo dei processi”. Il resto è silenzio!
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