Il Canto degli Innocenti di Piergiorgio Pulixi è grande noir, un viaggio nel buio e nel luogo sconosciuto che abbiamo dentro
Vito Strega è commissario di polizia. Mani grandi e fisico imponente. Si infiamma con facilità. Tre lauree, esercizio della professione di psicologo poi, l’arrivo in polizia.
Il suo volto ispido nasconde sofferenza e fragilità. Al momento non è in servizio, è in attesa di essere reintegrato e viene seguito da una psicologa.
È un lettore seriale, il suo rifugio è colmo di libri. Ama sedersi nel banco di una chiesa quando deve pensare oppure in terrazza sul tetto di casa sua, per fumare in pace, insieme a Sofia e Jessica.
È stato lasciato dalla moglie, Cinzia Purgatori, e vive un’amicizia intensa ma platonica con la collega Teresa.
Non è un uomo sereno, questo è evidente, ma è un ottimo poliziotto. Ama il suo lavoro in maniera viscerale, se ne impossessa, ci entra dentro corpo e anima, senza riuscire a liberarsene. Tutto il resto viene dopo, anche l’amore. Poi, perché no, l’assenzio distillato può aiutare…
Si sente la sua mancanza in polizia, soprattutto adesso. Gli assassini sono ragazzi. Sono spietati, feroci e freddi. Quando sorridono trasmettono terrore e lasciano spiazzati. Chi sono? Quanti sono? Cosa li spinge a uccidere?
Un caso tutt’altro che semplice, dove la scena del crimine si ripete più e più volte, in modo ossessivo e compulsivo. Devono essere fermati al più presto.
Come riuscirci quando il miglior commissario in circolazione sta vivendo da civile, senza distintivo e pistola? Cosa nascondono i giovani killer, stanno forse cercando di proteggere qualcuno?
Quest’indagine complessa ha risvolti psicologici particolari che coinvolgono sia Vito Strega, sia chi si occupa di lui.
Gli omicidi, simili ma diversi, si susseguono in modo cruento e vengono sottolineati da Pulixi con capitoli speciali.
Chi gestisce questo caso deve imparare ad ascoltare le urla disperate delle vittime, le richieste e lo sconcerto dei genitori e osservare lo sguardo folle degli assassini. Solo in questo modo si potrà arrivare ad una conclusione.
L’autore ci fa entrare nel mondo del disagio, della solitudine, del vuoto affettivo e del senso di colpa opprimente. Ci accompagna alla porta del male, dove non si incontrano limiti, se non quelli imposti dalla propria coscienza, ammesso di averne una.
I Canti del Male sono iniziati, questo libro è il primo. È un viaggio nel buio e nel luogo sconosciuto che abbiamo dentro.
Auguro a Vito Strega, personaggio enigmatico e catalizzatore, di ritrovare la luce di cui avrebbe bisogno.
Libro assolutamente consigliato. A voi la lettura.
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