'La firma del puparo' nuovo romanzo sulla criminalità organizzata
ANSA) - ROMA, 25 MAR - ROBERTO RICCARDI, 'LA FIRMA DEL PUPARO' (E/O, pp. 200 - 16,00 euro). Sono le ambiguità, le incertezze, le contraddizioni e le sorprese dell'esistenza e dell'animo umano il tema di questo giallo di Roberto Riccardi che, del resto, si svolge in una Palermo in cui l'infiltrarsi storico della mafia ha reso tutti i confini labili e grigi, le apparenze spesso più forti della realtà anche se, come ci insegna la storia (e in queste pagine si adombra quella dei grandi arresti e del maxiprocesso), non smettere di combattere e di cercare di distinguere può cambiare pian piano le cose. Dopo alcuni romanzi d'azione e di alta tensione, a cominciare da 'Legame di sangue' sino a 'Venga pure la fine', Riccardi punta a approfondire i suoi personaggi, la loro umanità orgogliosa e fragile assieme, ripescando i protagonisti di 'Undercover', il libro che gli ha dato notorietà e successo, come per prepararli a una serie di storie poi importanti, impegnate e seriali. Tornano innanzi tutto Rocco Liguori, protagonista e elemento risolutore delle indagini (in questo caso con un gran colpo di scena finale), carabiniere e figlio del maresciallo di un paesino dell'Aspromonte, cresciuto da bambino assieme a Nino Calabrò, figlio di un uomo di 'ndrangheta col destino già segnato, coinvolto in grandi traffici internazionali di droga, ma che ora, messo in galera proprio dal suo vecchio amico, decide di collaborare con la giustizia e chiede che a occuparsi della sua famiglia, dei sistemi di protezione e copertura sia proprio Rocco, di cui nonostante tutto si fida più d'ogni altro. E già questo rapporto, con la tenerezza dei ricordi d'infanzia, con la conoscenza reciproca di tutte le persone coinvolte, rende più duro non perdere il filo del proprio dovere, la sua durezza davanti alla morbidezza dei sentimenti. Ma a vivere contrasti profondi sono anche tanti altri personaggi, a cominciare dal bel Domenico Macrì, che si trova a puntare sul proprio fascino per cercare di salire di grado nella criminalità organizzata di cui fa parte, scoprendo dove sia stata nascosta la famiglia di Calabrò, contro cui bisogna compiere una vendetta che resti esemplare per tutti coloro che fossero tentati dall'infamia del tradimento. Torna anche il rapporto mai risolto davvero tra Rocco e il commissario Vera Morandi, il loro desiderio di amarsi e le difficoltà psicologiche, il peso del passato, una vita frenetica che non fa che mandare all'aria i loro piani, che vengono sempre dopo il dovere. Qui messi in parallelo con quelli del magistrato dottor Cordero e la sua giovane collega Mucci, usciti da storie d'amore sbagliate che li hanno resi timorosi. E a questi, con le loro incertezze e insicurezze, si aggiunge Steve Soriano, che Liguori rivuole accanto a sé dopo averlo avuto come compagno e autista durante la guerra in Bosnia (vedi 'Venga pure la fine'), anche lui con problemi di amore. Ma non sono i soli a scoprire che i sentimenti possono mettere in imbarazzo, quando non mettono davvero nei guai. Al centro del racconto giallo la scomparsa-omicidio di un noto giornalista che indagava sulla mafia, ma anche la scomparsa di Giuseppe Mandalà, figlio del 'puparo' del titolo, il capomafia che tira le file e muove i suoi burattini rimanendo sempre dietro le quinte. E l'azione viene raccontata a capitoli alternati, come spicchi di un caleidoscopio che andranno pian piano a ricomporsi quando si incontreranno tutti nello stesso capitolo, il 28. Un gioco a suspense e con vari colpi di scena, costruito come omaggio a Sciascia e al suo 'Giorno della civetta', tra senso del dovere e disillusione, ma questa volta portato avanti tra Alba, Palermo, la Calabria, Mantova e New York, in questa versione ormai globalizzata della criminalità organizzata e delle indagini. (ANSA).