“Non ho ancora deciso chi sia peggiore, se l’uomo che preme il grilletto o quello che gli ordina di sparare”.
È Rocco Liguori – tenente dei carabinieri conosciuto e apprezzato per le abili operazioni narrate in Venga pure la fine eUndercover. Niente è come sembra – a fornirci l’importante chiave di lettura dell’ultimo romanzo di Roberto Riccardi,La firma del puparo, collana Sabot/age delle edizioni e/o, riportata all’apice di questa recensione. È una riflessione profonda e amara quanto lo squarcio di dolore che il protagonista si porta dentro per la morte di quel fratellino spento innaturalmente, prima ancora che si macchiasse di colpe e che, simbolicamente, abbraccia il potenziale di vite stroncato dai proiettili delle organizzazioni criminali. Chi sia il peggiore tra i due, il sicario o il mandante, il pupo o il puparo, chi può dirlo a netto di un atto tanto atroce?
“…amare qualcuno vuol dire esporlo ai tuoi pericoli. Se vivi di fronte ad una pistola puntata, chiunque ti stia vicino si trova sulla stessa traiettoria.”
È questa la consapevolezza a cui giunge il tenente Rocco Liguori, figlio dell’Aspromonte e della giustizia che in questo romanzo si trova a dover affrontare una partita tanto personale quanto professionale: seguire le indagini sulla scomparsa di Michele Sanfilippo, noto giornalista di un quotidiano della Sicilia al quale nome si dovevano le inchieste più coraggiose su Cosa Nostra, e proteggere la famiglia di Nino Calabrò, amico d’infanzia di Liguori, arrestato dallo stesso per narcotraffico, ora intento a collaborare con la giustizia.
…dare in pasto alla giustizia la sua storia criminale è per Nino Calabròuna possibile salvezza, se non per lui almeno per i suoi figli affinché una volta tanto si possa spezzare l’anello della catena che porta anime innocenti a sporcarsi le mani in nome dell’Onorata società e non possa più accadere che le colpe dei padri ricadano sui figli.
La narrazione prende forma e procede attraverso un linguaggio semplice e pulito in cui descrizioni e dialoghi si incastrano perfettamente con riflessioni tanto significative quanto disarmanti che conducono il lettore ad interrogarsi sulle azioni dell’uomo senza necessariamente pontificare o emettere sentenza e scoprire che il vero epilogo di questo intenso romanzo non è altro che l’inizio di un cammino personale: “Con le parole si abbatte ogni barriera… scopriamo chi siamo, definiamo noi stessi in rapporto con il mondo.” Un mondo nel quale possiamo lasciare una traccia migliore della nostra esistenza, sempre e comunque, dopo aver assunto consapevolezza che la linea di confine tra il bene e il male non è sempre netta ma valicabile. Così come accade nel romanzo in cui, in momenti di massima tensione narrativa, nella lotta fisica e ideale tra odio e amore, il bene sconfina nel male fino a rovesciare le priorità di un’esistenza. L’intero romanzo rispecchia questo dualismo, dall’animo inquieto e combattuto del protagonista Rocco Liguori, incerto se redimere o meno quell’uomo di cui ha conosciuto l’innocenza e preservare le nuove generazioni dalle colpe di cui lui stesso porta i segni, alla grande contrapposizione tra mafia e legalità, Cosa Nostra,’Ndrangheta e gli uomini di legge di cui all’infinito si perpetueranno i nomi: Dalla Chiesa, Borsellino, Falcone e + (per non dimenticare nessuno).
Roberto Riccardi: colonnello dell’Arma e giornalista, è nato a Bari nel 1966 e vive a Livorno. Ha lavorato a Palermo negli anni delle stragi e poi in Calabria, a Roma, in Bosnia e Kosovo quale componente dei contingenti di stabilizzazione. Con il personaggio di Rocco Liguori ha già firmato per la collezione Sabot/age delle Edizioni E/O il noir imperniato sul ruolo degli agenti sotto copertura Undercover. Niente è come sembra, che ha vinto i premi Biblioteche di Roma, Azzeccagarbugli e Mariano Romiti, e il romanzo sullo sfondo delle guerre balcaniche Venga pure la fine (2013), candidato al Premio Strega 2014, che ha ottenuto riconoscimenti ai Festival del noir di Serravalle e Suio Terme. Ha inoltre all’attivo due romanzi nel Giallo Mondadori, il primo dei quali, Legame di sangue, gli ha fruttato il premio Tedeschi nel 2009. Ha pubblicato tre libri sulla Shoah per l’editrice Giuntina: Sono stato un numero (2009), La foto sulla spiaggia (2012) e La farfalla impazzita (2013, scritto insieme a Giulia Spizzichino). Con Sono stato un numero, opera premiata da “Adei-Wizo”, l’Associazione Donne Ebree d’Italia, si è aggiudicato il premio Acqui Storia.