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JEAN-CLAUDE IZZO

Autore: Marina Bisogno
Testata: Satisfiction
Data: 3 marzo 2015

«Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere a favore o essere contro. Essere violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere». È una citazione di Jean-Claude Izzo, scrittore e giornalista marsigliese (morto nel 2000) con l’Italia nel sangue (suo padre era napoletano) che tutti voi potrete conoscere e apprezzare leggendo “Jean-Claude Izzo. Storia di un marsigliese” (Edizioni e/o) di Stefania Nardini, giornalista che vive tra Marsiglia e Bettona. I destini della nostra autrice e di Izzo si intrecciano in sogno. Nardini è immersa nei libri dello scrittore francese quando nel sonno lo intravede sul letto di morte. Lui le dice: «Marsiglia ti parlerà di me». Presto detto: Stefania Nardini parte per Marsiglia. Programma di restarci qualche settimana, ma finisce col viverci. Nel 2010 Perdisa editore pubblica la biografia di Izzo e la Nardini ha il merito di aver recuperato dal dimenticatoio la figura di uno scrittore, di un intellettuale “sociale” che ha primo di tutto vissuto e amato, legato com’era ai luoghi, alle gente, alle donne. Oggi, grazie all’impegno della e/o edizioni, quella biografia torna nelle librerie ancora più dettagliata. La scrittura di Stefania, a metà tra narrativa e giornalismo, traccia un ritratto avventuroso, romantico, nostalgico. Non è per niente facile catalogare Izzo. Era le sue passioni, il suo bisogno di raccontare, di esprimersi. Il giornalismo è stato un destino: raccontava dell’emarginazione, dei lavoratori bistrattati, dei dissidi di quartiere, delle correnti culturali. Un giorno scrive un racconto su “Série Noire” (Gallimard) e gli telefona il direttore editoriale: in casa editrice hanno fiutato il suo talento. Per Izzo è il trionfo, una consacrazione. Diviene uno dei noiristi più seguiti e amati. È un maestro nel rivelare Marsiglia, il Mediterraneo, gli uomini, una città che ama e che per lui è anzitutto un modo di essere. Conoscere (o approfondire, dipende) Izzo vuol dire anche accordarsi con uno stile, con un modo di comunicare, di partecipare. Chi lo conosceva diceva che Izzo era un uomo amabile, ma duro, durissimo a parole. E proprio nelle parole (folgori, signori) Izzo ritrovava il senso di tutte le cose. Stefania Nardini si è ispirata agli scritti e alle persone (la prima moglie di Izzo, suo figlio, la madre, gli amici, tra cui il cantautore Gianmaria Testa, anni fa più noto in Francia che in Italia). Si è spinta dentro un’esistenza, prestando la testa, il cuore, la voce ad un uomo che ha sentito vicino. Il risultato è che Izzo e Marsiglia hanno finito col far parte di lei. Nel libro troverete, a supporto del racconto, alcuni estratti dalle poesie di Jean-Claude e un sacco di illustrazioni. Davvero una lettura che vale la pena.

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