Nessuno di noi aveva più fame, ma è proprio questo il bello del momento dei dolci: tutta la loro raffinatezza si coglie solo quando non li mangiamo per placare la fame, solo quando lorgia di dolcezza zuccherina non soddisfa un bisogno primario, ma ci ricopre il palato di tutta la benevolenza del mondo. Parigi. Rue de Grenelle. Monsieur Arthens, il più grande critico gastronomico del mondo, sta per morire. Il cinico, spietato, duro e arcigno critico, che con le sue critiche stroncava o esaltava il lavoro dei cuochi, sta per morire. E sul letto di morte cerca il sapore, cerca di rievocare quellestasi culinaria che gli aveva regalato il supremo, il sapore sublime. Lo cerca tra i ricordi, nella sua infanzia, nella cucina della nonna, nei trascorsi della sua carriera.
Alla voce di Arthens nelle pagine si alternano le parole dei diversi personaggi, che mano a mano ci dicono qualcosa sul grande critico. I figli, la moglie, lamante, il pupillo, il gatto, la portinaia.
Cè chi lo ama, cè chi lo odia. Cè chi crede di odiarlo ed invece deve, suo malgrado, ammettere di amarlo. Cè chi ha sempre vissuto con lui e sta anche per finire con lui.
Estasi culinarie è il romanzo desordio di Muriel Barbery, già conosciuta in Italia per il famoso libro Leleganza del riccio. Il bestseller della scorsa estate ci aveva già introdotti nel signorile palazzo di Rue de Grenelle, ci aveva fatto conoscere la portinaia e palpare la nube di arroganza e prepotenza che avvolge il potere.
Le roi se meurt, diceva Ionesco. E anche il re della degustazione e dellestasi culinaria, il supremo Monsieur Arthens, è costretto ad accettare questa ineluttabile verità.
Un libro di sapori. Cè il sapore dei cibi, quello dei sentimenti, quello dei giudizi. Ed infine un ultimo inesorabile sapore.
Delicato e saporito, a volte difficile da digerire. Ma sicuramente da leggere.