Piergiorgio Pulixi è autore di polizieschi (Una brutta storia e La notte delle pantere, di cui è protagonista l’ispettore Biagio Mazzeo) e di noir psicologici, come L’appuntamento, tutti pubblicati da Edizioni e/o. La prima cosa che chiedo di solito agli autori che, come Piergiorgio Pulixi, scrivono opere di narrativa ascrivibili a precisi generi letterari, è se dal loro punto di vista le categorizzazioni in letteratura abbiano davvero senso. Vuoi dire cosa ne pensi, Piergiorgio? Penso che abbiano un senso in quella definita letteratura commerciale o popolare, perché aiutano il lettore a orientarsi in un panorama editoriale vastissimo e spesso labirintico e al tempo stesso agevolano il lavoro di tutta la filiera che sta dietro l’oggetto libro, cosicché tutti gli operatori che la compongono possano “vendere” meglio il prodotto. I lettori “di genere”, se così vogliamo definire chi ha una predilezione per il noir, l’horror, e così via, spesso si riconoscono nelle caratteristiche di quella tipologia di letteratura a cui ritornano con affetto e familiarità: io in primis sono un vorace lettore, e non ho mai avuto problemi ad ammettere la mia infatuazione per il noir, l’horror, l’hard-boiled, il thriller e tanti altri generi. Sono dell’idea che l’unica distinzione in grado di abbattere qualsiasi barriera che separa le diverse tipologie di romanzi sia la qualità. Se un libro è ben scritto e ha una storia forte e profonda può appartenere a qualsiasi genere e rimarrà comunque un bel libro. Che poi sia un noir, un romanzo rosa o un horror, la cosa non credo che abbia tutta questa importanza. Forse la ha per i maniaci delle statistiche e gli operatori di marketing, ma non credo ne abbia per i lettori. L’esperienza del collettivo di scrittura Sabot, creato da Massimo Carlotto, è stato per te il primo stadio della scrittura o un approdo? Come nasce, insomma, la tua vocazione di scrittore? Entrambe le cose in un certo senso. È stata e continua a essere una scuola, sicuramente, dove ho iniziato a prendere reale consapevolezza del mestiere e dell’arte di scrivere, e di come questi due elementi debbano essere coniugati se si vogliono raggiungere risultati che abbiano una dignità di pubblicazione. Massimo Carlotto ha forgiato e modellato quella che era una mia grande passione per la lettura mostrandomi il grande lavoro che sta alla base di un libro, a partire dalla scintilla della prima idea fino alla pubblicazione e alla promozione, e l’ha fatto portandomi sul campo e mostrandomi il suo metodo di lavoro che non vede nulla lasciato al caso. Sono stato molto fortunato ad avere un maestro così scrupoloso e attento che oltre a essere il principale esponente del noir mediterraneo è anche un profondo conoscitore di tutta la “macchina editoriale”. Questo mi ha permesso di approcciare la scrittura con professionalità e onestà intellettuale, e con molto rispetto per i lettori e per tutti gli addetti ai lavori. Il lato oscuro della psiche sembra essere al centro dei tuoi interessi. Ci sono altri aspetti dell’esistenza ai quali ti piacerebbe prima o poi dedicare un’opera? Nel mondo delle lettere ogni tanto salta fuori questo dibattito sul fatto che ogni scrittore abbia quattro o cinque temi a lui particolarmente cari e che esplora attraverso tutta la sua produzione, ma sono comunque sempre pochi temi. Questo è molto evidente in autori come Philip Roth o Stephen King, che sono ossessionati per esempio dal tema della perdita dell’innocenza, del peso del fato nelle nostre vite, e così via. Io mi riconosco in questo, nel senso che so che ci sono alcuni temi a me molto cari, oggetto delle mie riflessioni artistiche e non: il lato oscuro della psiche, la famiglia, la trasformazione, l’incomunicabilità, la vendetta e il riscatto, sono tutti temi a me cari e che ho affrontato finora nei romanzi. Non credo però che il tema sia la colonna portante del romanzo. Cioè, un romanzo può avere un tema. Ma non è sicuramente dal tema che parto quando affronto un nuovo lavoro. Mi concentro di più sui personaggi e sulla storia, e solo dopo mi accorgo che questo in sé contiene un tema, o comunque si concentra su un aspetto dell’esistenza che ha un peso rilevante nella storia. Ma non mi siederei mai davanti al pc pensando “ora scrivo un libro sulle conseguenze della gelosia nelle nostre vite”. Semplicemente non funzionerebbe e tutto perderebbe di verosimiglianza, e questo sarebbe imperdonabile. Se invece partissi descrivendo una famiglia apparentemente perfetta dove un ragazzo è maledettamente geloso del fratello maggiore a cui la vita sembra sempre sorridere e di come un giorno questa gelosia lo porta a compiere un atto efferato, allora il discorso cambia. Di solito chi scrive ha letto molto e continua a leggere molto. Hai autori e libri preferiti? Uno o alcuni in particolare dai quali ti sei sentito influenzato, che hanno lasciato un’impronta nella tua formazione? Ripeto, l’incontro con Carlotto, sia come autore che come mentore mi ha sicuramente cambiato la vita. Prima di approdare ai romanzi dell’Alligatore o a quelli della saga di Giorgio Pellegrini, avevo letto tantissimi noir e hard-boiled di matrice americana per lo più; leggere come Massimo aveva in qualche modo traslato quel modo di fare narrativa in un contesto italiano, rinvigorendo quel genere attraverso la lezione del noir mediterraneo, è stata davvero una rivoluzione per me come lettore e conseguentemente come romanziere. In particolare L’oscura immensità della morte è stato il romanzo che mi ha aperto nuovi orizzonti narrativi… Ma ho letto e leggo davvero tanto, non saprei dirti quanti e quali romanzi mi hanno marchiato a fuoco. Pastorale americana, It, In fondo alla palude, Furore, Il conte di Montecristo, i racconti di Poe, Romanzo criminale, La casa degli spiriti, sono tutti libri a cui sono molto legato e che mi hanno in qualche modo cambiato. Che progetti letterari hai in cantiere, al momento? Tornerò in libreria l’8 aprile 2015 con un romanzo intitolato Il Canto degli innocenti per le Edizioni E/O, e nell’ottobre 2015 pubblicherò sempre con loro nella collezione Sabot-Age il terzo romanzo della serie di Biagio Mazzeo. Ad Agosto, invece, uscirà negli USA, nel Regno Unito e in Canada la traduzione de La notte delle pantere per Europa Editions. Al momento inoltre sto chiudendo due romanzi a cui tengo molto che spero di pubblicare nel 2016. Grazie, Piergiorgio, per il tuo tempo e le tue risposte. Grazie mille a te e a tutti i tuoi lettori.