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Realizzare il piano b? A noi è riuscito?

Autore: Stefania Ulivi
Testata: Io Donna
Data: 9 febbraio 2015



Un gruppo di (simpatici) falliti trova la sua strada nel nuovo film di Edoardo Leo, e forse la indica anche a noi... Cronache da un set dove è successo di tutto. "Nascita miracolosa" inclusa

Aveva anche pensato di comprarsela quella Giulia 1300 verde petrolio, scovata da un collezionista di Lecce. «Poi mi è sembrato eccessivo». In compenso Anna Foglietta ha chiamato suo figlio Giulio. Non è stato un film come gli altri Noi e la Giulia per Edoardo Leo e i suoi attori (Foglietta, appunto, Luca Argentero, Claudio Amendola, Stefano Fresi, Carlo Buccirosso). «Per un mese e mezzo abbiamo praticamente vissuto nel casale scelto come location. Tutti insieme, troupe compresa, come fossimo in un campus, con Anna incinta al settimo mese. Girando in sequenza, immergendoci pian piano nella storia. E scoprendo di assomigliare ogni giorno di più ai nostri personaggi» racconta Leo, classe 1972, alla sua terza regia, devoto del cinema di Ettore Scola.
Quando li abbiamo incontrati l'estate scorsa, in una bianca masseria poco distante da Matera, con la giulia parcheggiata in mezzo ai covoni di Fieno, Leo e i suoi sembravano essersi perfettamente amalgamati nella storia, uscita dalle pagine del romanzo di Fabio Bartolomei, Giulia 1300 e altri miracoli. «L'ho letto quattro anni fa, me ne sono innamorato, ho pensato di farne un film. Ma i diritti li aveva comprati qualcun'altro. Ho aspettato paziente, ed eccoci qui. Una commedia come quelle che piacciono a me, con spunti di critica sociale e un'anima surreale, un po' magica".
Protagonista di Noi e la giulia (in uscita il 19 febbraio) è un gruppo di "cialtroni, ognuno alle prese con il proprio fallimento". Quello di Edoardo Leo, a misura di piccolo schermo: gli è andata male anche come presentatore di aste tv. Argentero si è lasciato alle spalle un impiego, odiato, da un concessionario di auto. Stefano Fresi ha mandato in bancarotta il negozio d'alimentari di famiglia. er Amendola il crack è stato ancora più pesante: gli si è sgretolata un'ideologia, il comunismo. quanto ad Anna Foglietta, non ci ha neanche provato a fare sul serio. Il casale bianco può essere per tutti un'occasione di riscatto. Il Piano B. Che rischia di andare in rovina quando interviene un emissario della camorra.
«A 20 anni sogni il "chiringuito", a 40 quasi sempre il casale» si dice nel film. «L'agriturismo come miraggio di una vita diversa, un Piano B non solo generazionale. C'è tempo anche a 50 per riprendere in mano la propria vita» spiega il regista. «I protagonisti sono un gruppo di persone in crisi, economica, ideologica, personale, una fotografia fedele di ciò che succede in Italia. Non puoi fare cinema senza parlare della crisi». In questo caso si accenna anche a un tema impegnativo per una commedia, il pizzo. «Non è un film sulla camorra. Il libro è ambientato in un paese di fantasia, tra il basso Lazio e la Campania, Priviterno. Il tema è la sensazione di impotenza del singolo di fronte ai soprusi e la voglia di non arrendersi. Ho amici che gestiscono locali e mi raccontano di intimidazioni, le cronache dei giornali ne sono piene. Ma chiunque sperimenta quotidianamente la rassegnazione di fronte a piccoli e grandi abusi».
Leo e compagni non si rassegnano. Anzi, come dice il Sergio di Claudio Amendola, la masseria diventa "un avamposto di resistenza civile". Non senza tocchi surreali e imprevedibili, legati proprio alla Giulia, l'auto del camorrista Buccirosso. «Fare impresa è un'impresa in Italia... Anche aprire una pizzeria nel nostro Paese è un delirio. In questo caso non vogliono quadagnarci, ma realizzare qualcosa di buono, che assomigli loro un po'».+
A Leo l'impresa è riuscita: fa il cinema che gli piace con le persone con cui si trova bene. Film che gli somigliano. «Sono stato fortunato. Ho conquistato la fiducia della IFF dei Lucisano e della Warner, si fidano. Dopo di che è il mercato che fa la differenza. Io non mi ritegno un autore, mi auguro che Noi e la Giulia vada bene al botteghino perché è l'unico modo per difendere l'autonomia nella scelta dei soggetti».
Una laurea in Lettere per tranquillizzare i suoi, gavetta in teatro e tv, la creazione con un gruppo di amici del "Calciattori Team", pallone solidarietà e spettacolo. Quindi il successo con il cinema. Ma, vera chioccia, il suo gruppo di lavoro è cambiato pochissimo. «Con Marco Bonini, Paki Meduri, Gianluca Mistici ci conosciamo da sempre, fin dai primi spettacolini in teatro. Claudio Amendola è uno dei miei amici più cari, non posso essere obiettivo quando parlo di lui». Non ha fatto provini per gli attori. «Avevo in mente proprio loro, perfetti, solo Buccirosso non lo conoscevo. Un talento incredibile».
Anna Foglietta ha rischiato di non esserci. «Quando le ho proposto la parte mi ha detto: Edo, sarà la settimo mese. Non volevo che la gravidanza fosse un ostacolo per il suo lavoro. Al contrario la sua pancia sul set ha dato forza a tutti. E mi piace pensare che aver chiamato Giulio il figlio sia il nostro piccolo miracolo»·