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Napoli, capitale della miseria

Autore: Aloma Rodriguez
Testata: Rivista Inutile
Data: 6 febbraio 2015
URL: http://rivista.inutile.eu/2015/02/04/napoli-capitale-della-miseria/

Nessuno sa chi si nasconda dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante, addirittura si mette in discussione che sia veramente una donna. Il critico James Wood ha scritto che, in confronto a Ferrante, Thomas Pynchon è un fanatico delle apparizioni in pubblico. Il poco che si sa è che è nata a Napoli e che è diventata uno dei nomi fondamentali della letteratura italiana contemporanea. La sua voce e i suoi romanzi hanno così forza che poco importa come sia fatto l’autore. Lumen raccolse in un solo volume, come fecero gli editori italiani, sotto il titolo Cronache del mal d’amore, tre romanzi duri e potenti che affrontano le relazioni umane da tre punti di vista diversi: L’amore molesto (Amazon • iTunes), I giorni dell’abbandono (Amazon • iTunes) e La figlia oscura (Amazon • iTunes). Dai primi due sono stati tratti dei film. Dei tre, il migliore, o comunque quello che rimane impresso con più forza nella memoria, è probabilmente I giorni dell’abbandono, il diario di una separazione e il recupero da una delusione amorosa. A questo volume segue il “trittico napoletano” del quale sono state tradotte (in spagnolo) le due prime opere: L’amica geniale (Amazon • iTunes) e Storia del nuovo cognome (Amazon • iTunes). Il trittico comincia con la scomparsa di Lila, la quale è stata la migliore amica dell’infanzia e adolescenza di Lenù, la narratrice. Tutte e due hanno sessantasei anni, e Lenù ricostruisce la loro storia d’infanzia in un quartiere disgraziato di Napoli. Tutte e due sono buone studentesse, sono sempre insieme, temono don Archile, il macellaio, e i Solara, i ricchi del quartiere; sognano le stesse cose: andarsene da lì, lasciare la povertà e studiare. Tuttavia, prenderanno strade diverse: Lila, la figlia del calzolaio, si sposerà a sedici anni, mentre Lenù, figlia del portiere, continuerà a studiare grazie a una professoressa che le paga i libri e nonostante la debole opposizione di sua madre. Storia del nuovo cognome riprende la storia dove finisce il romanzo precedente: con il matrimonio di Lila. Ma sappiamo qualcosa in più: sappiamo che Lenù si sbarazza del diario di Lila, pagine e pagine dentro una scatola, buttandolo nel fiume Arno dal ponte Solferino, a Pisa. Il che significa che Lenù ha avuto accesso ai pensieri più intimi di Lila. In Storia del nuovo cognome le due amiche perdono la virginità, hanno rapporti all’epoca mal visti per diversi motivi, imparano, crescono e prendono decisioni con importanti conseguenze. Conoscono l’amore, il crepacuore e la violenza, e il difficile rapporto che mantengono si fa ancora più complesso. Scoprono e soffrono la distanza che c’è tra i poveri e i ricchi, e l’importanza dell’educazione. È un romanzo che scava nell’amicizia tra due ragazze, e quel rapporto, che si esplora e che ha delle sfumature e delle giravolte, è un pretesto per parlare di un paese nel quale le differenze tra il nord e il sud sembrano inconciliabili; di una città, Napoli, corrotta e miserabile; di un momento nel quale la violenza, verbale e fisica, impregna tutto, nel quale il linguaggio, dialetto o italiano, marca una differenza; del quartiere di una città nel quale la miseria non è sempre materiale e i rapporti sono pieni di odio, rancore, invidia e risentimento. Oltre a Napoli, l’altro grande tema del romanzo è la paura: paura di crescere, paura di non essere quello che si spera, paura di essere quello che si vuole essere, paura di innamorarsi, paura del proprio corpo e dei sentimenti, paura di scegliere e sbagliare nella decisione, paura di fallire e paura di vivere. La paura fa parte del processo di crescita e apprendimento, e Ferrante lo descrive molto bene. È capace di raccontarlo così bene che a volte succede come quando guardiamo il nostro riflesso nello specchio dell’ascensore: l’immagine che riflette assomiglia così tanto a noi che non vogliamo riconoscerci. I libri di Ferrante hanno la qualità di non cadere nelle risposte facili o evidenti, e affrontare argomenti complessi e universali attraverso trame apparentemente banali, quasi da melodramma. D’altronde, Ferrante non giudica i suoi personaggi né li protegge eccessivamente: lascia che siano le loro azioni, le loro parole, le loro reazioni a raccontare come sono, lasciandoli sbagliare. Storia del nuovo cognome è quasi una discesa agli inferi della narratrice che si riprende verso la fine del romanzo. Si trova così concentrata sulle sue disgrazie e i suoi timori che non si rende conto dei problemi della sua amica (la quale vede sempre di più come una nemica): un matrimonio senza amore e un marito che la violenta dopo averla picchiata la notte di nozze. Tuttavia, è un romanzo luminoso perché i personaggi evolvono e la sua situazione migliora: Lenù riesce ad andare in università e vede pubblicato il suo primo romanzo, Lila conosce l’amore e qualcosa di simile a una stabilità quasi felice. Per leggere Storia del nuovo cognome non è necessario aver letto L’amica geniale, ma è difficile non affezionarsi ai personaggi, non voler sapere cosa è successo loro, com’erano da piccoli. D’altra parte, L’amica geniale racconta l’estraneità che provocano i mutamenti fisici nelle ragazze e come riescono a influenzare il loro rapporto con il mondo. La narratrice si addentra nell’intimità della pubertà femminile senza pudore né paura. Quest’attitudine onesta è la stessa che guida anche Storia del nuovo cognome, dove, senza timore che il personaggio possa risultare antipatico in certe occasioni, Lenù viene messa a confronto con Lila in tutti gli aspetti, prova invidia e rancore, si sente finta e inquieta sul fatto che la gente possa rendersi conto che in realtà quella intelligente è l’altra. Tutto questo in mezzo a un miscuglio d’amori non ricambiati e rubati, pestaggi, fughe e abbandoni. Elena Ferrante ti prende, ha un che di assuefacente: vuoi sapere cosa succede, come continuerà. Sa portare a buon termine l’intreccio, la suspense, la trama quasi da romanzo d’appendice, e allo stesso tempo racconta la storia dell’Italia della seconda metà del XX secolo. Come dicevo, si può leggereStoria del nuovo cognome senza aver lettoL’amica geniale, ma sarà quasi impossibile finire il secondo volume di questo trittico senza voler saper perché Lila è sparita, perché Lenù abiti a Torino e cosa sia successo a suoi aneliti e sogni di gioventù. (Questa recensione è stata pubblicata originariamente nel dicembre 2013 su letraslibres.com, e fa parte del nostro numero 58.
)