La scusa per parlare di lui è Jean Claude Izzo, Storia di un marsigliese di Stefania Nardini, Edizio E/O, uscito in questi giorni, a quindici anni dalla sua morte.
Come faccio a spiegarvi Izzo? Lui è stato il primo per cui ho pensato “è morto, non può più scrivere”. E anche il primo autore che ho sperato che conoscessero in pochi, perchè volevo amarlo e leggerlo cento volte solo io.
Con Marinai perduti tra le mani e in barca verso lo Chateau d’If e con la finestra della cucina spalancata sulla piazza più bella del Panier ho capito che Marsiglia era uno dei miei posti del cuore. Vicoli sporchi, gente di tutti i colori, l’aperitivo sulla luce del Vieux Port e l’Africa a un passo, oltre l’orizzonte. Niente era perfetto, la Capitale della Cultura ancora lontana e io e mia sorella ci perdevamo nei vicoli col cuore che faceva le capriole. Marsiglia che trova una spiegazione solo nella sua luce.
Il sole a picco sulla corniche verso la Spiaggia del Profeta e sulla collina di Notre-Dame de la Garde dove c’è un silenzio che annega nel blu del mare guardare i tetti e sentirmi in pace col mondo. E realizzare che esistono posti nel mondo dove l’anima è a casa (a me è successo solo a Marsiglia e a Sarajevo. Qualche volta a Londra, per adesso).
Leggere pagine su pagine, storie e personaggi. Innamorarsi di Montale che ovviamente nella mia testa è diventato subito un uomo bello, coraggioso e maledetto (come, ovviamente, non ne ho ancora incontrati nella vita). Sognarseli questi personaggi, vederli negli occhi della gente sull’autobus, al mercato, al Vecchio Porto con un Pastis in mano.
Trovare dentro Marinai perduti e dentro Il sole dei morenti storie universali di esuli e dolore mai così attuali, mai così vere. Così si ritrovarono a tavola, non a casa loro ma tra di loro. Tutti dello stesso paese, il Mediterraneo. Dimenticando chi erano, perché erano su quella nave, in una notte d’estate a Marsiglia, per quel destino che fa sì che gli esuli, pur incrociandosi incessantemente, convengano in un luogo in cui finalmente felicità e infelicità si confondono. Erano in capo al mondo. Sull’ Aldèbaran.
Jean-Claude Izzo è diventato scrittore dopo essere stato pacifista nell’orrore del Gibuti, attivista, giornalista e inviato per il quotidiano La Marseillaise per raccontare drammi sociali della sua epoca.
Le sue storie le cullano la musica di cantautori straordinari, da Gianmaria Testa a Paolo Conte, da Carosone a Miles Davis. E poi i Massilia Sound Sistem, Mano Negra e Cheb Khaled. Colonne sonore che immediatamente chi ama i suoi libri è andato ad ascoltarsi più di una volta per mettere insieme tutti i pezzi.
C’è tutto questo in questo libro e molto di più. C’è l’uomo capace di percepire e raccontare una città imperfetta e meravigliosamente alla deriva ma poi forse rendere le storie miserie, fortune e sogni universali.