Quindici anni fa se ne andava Jean Claude Izzo, scrittore, poeta, giornalista, drammaturgo e sceneggiatore francese, come recita Wikipedia. Ciò che le fredde schede dell'enciclopedia collettiva non dicono è l'enorme influenza che ha avuto, per esempio, la trilogia marsigliese (Casino Totale, Chuormo. Il cuore di Marsiglia, Solea) sulla successiva generazione di noirist italiani, primo fra tutti Massimo Carlotto, tanto da definirlo il padre del noir mediterraneo.
In occasione dell'anniversario della morte torna in libreria, in versione aggiornata e ampliata, la biografia Jean Claude Izzo, storia di un marsigliese, di Stefania Nardini per edizioni e/o, suo editore italiano e, non a caso, quello che ha lanciato proprio Massimo Carlotto. E per stessa occasione ci prendiamo la briga di riassumere in dieci punti il perché non dovremmo dimenticarlo, e non solo per i suoi romanzi.
1. Mediterraneità. O forse addirittura italianità. Perché Izzo era figlio di un emigrato italiano a Marsiglia, Gennaro Izzo, da Castel San Giorgio (Salerno). E la sua italianità si manifesta sempre timidamente, rimane nello sfondo, ma sempre a fuoco. Tanto che il protagonista della trilogia si chiama Fabio Montale. Per dire.
2. Versatilità. Sempre seguendo, per pura comodità, la scheda su Wikipedia, leggiamo che Izzo ha militato, in successione, nel movimento cattolico Pax Christi, a 18 anni, nel Partito Socialista Unificato (PSU), a 21, e, infine, nello stesso anno al Partito Comunista Francese (PCF) per poi rompendo, sia con il partito che con la moglie, dodici anni dopo. Un percorso contradditorio? Non proprio, una maturazione ponderata e decisamente anticipatoria dei processi di mutazione degli intelletuali nel magma ideologico dei nostri tempi.
3. Casino Totale. L'evidente spirito anarchico di Izzo, ed è per questo che lo amiamo, si esprime anche nel suo percorso professionale: chi mai ha iniziato la carriera di scrittore partendo da poesie e sceneggiature per il teatro? Forse qualcuno, forse troppi, sono stati prima giornalisti poi scrittori, forse si sono realizzati nella loro professione e poi hanno scoperto la vena creativa. Lui no, non ha eccelso mai nella professione, qualunque fosse, e chi se ne frega, e non ha mai compreso appieno il valore della sua vena.
4. Il marsigliese. Jean Claude Izzo è nato e morto a Marsiglia, ma è vissuto a Gibuti, in un paese a cinquanta chilometri da Marsiglia, a Parigi e, certo, anche e soprattutto a Marsiglia. Ed è lì che è sempre tornato. Profondo conoscitore dei meandri di un meltin pot tra i più originali in Europa ha saputo descrivere gli odori e i sapori della stessa mediterraneità che troviamo a Cagliari, a Napoli. a Trieste e, perché no, anche in una Vigata qualsiasi. Quelli di una città di mare, insomma, che nei noir metropolitani non potremmo mai trovare.
5. Postumo. Alzi la mano chi ha letto Izzo prima del 2000? Nessuna vergogna nel dichiarare che in Italia lo riscopriamo, e lo stiamo riscoprendo ancora grazie all'opera di edizioni e/o, postumo. Eravamo troppo impegnati a seguire le vicende del commissario Montalbano? Poco male, c'è sempre tempo per riscoprire un lontano parente.
6. Femminismi. Il rapporto tra il noir e le donne è sempre stato complesso. In quelli in cui il protagonista è un uomo spesso le donne sono comparse, magari ambigue, tendenzialmente traditrici. In tempi non sospetti Izzo ha il pregio di aver pennellato i personaggi femminili con una certa mano. Forse le ha fatte vincere troppo poco, si dirà, ma è indubbio che la figura femminile fosse studiata e mai stereotipata.
7. Formazione. Intesa come struttura del racconto e come formazione dei suoi allievi. Analizzando uno qualsiasi dei tre romanzi della trilogia, per semplicità, (ri)troviamo una struttura ampiamente validata dai grandi giallisti americani ma con caratteristiche ben definite che, indubbiamente, hanno influito notevolmente su tutti gli italiani che sono venuti dopo. Se volete capire come si fa a far trasudare odori e sapori da delle semplici pagine di inchiostro leggetelo, e rileggetelo.
8. Immigrazione clandestina. Quanti, alla fine degli anni '90 coloravano le loro storie di razze e popoli diversi? Quanti lo facevano in modo del tutto naturale, come del tutto naturale fosse che a Marsiglia di francesi veri ce ne fossero ben pochi? In un periodo in cui di Lampedusa si iniziava appena a parlare, Izzo era già oltre, oppure semplicemente conosceva la storia.
9. No, Delon no! Nel 2001, forse per pulirsi un po' la coscienza rispetto a un uomo di passaporto francese che non lo era e, forse, non voleva sentirsi tale, la tv di stato produce e trasmette una serie tv basata sulla trilogia di Fabio Montale. Ebbene, Alain Delon, il grande Alain Delon, pare non fosse l'attore giusto secondo Izzo. Chi ha letto i romanzi può dargli ragione.
10. Spleen à la française. In Casino Totale scrive: La sensualità delle vite disperate. Solo i poeti possono parlare così. Ma la poesia non ha mai dato risposte. Testimonia, e basta. La disperazione. E le vite disperate. Jean Claude Izzo fu un prolifico poeta, pubblicò sei raccolte, non tutte disponibili in italiano, e forse, se non avesse dovuto mettere insieme il pranzo con la cena, avrebbe fatto solo il poeta. Le poesie dell'autore marsigliese sono, in fondo, lo scheletro dei suoi romanzi, gli appunti da cui costruire i personaggi, le cambiali della sua esistenza, che non furono mai ritirate.