(di Paolo Petroni) (ANSA) - ROMA, 26 GEN - STEFANIA NARDINI, "JEAN-CLAUDE IZZO - Storia di un marsigliese" (Ed E/O, pp. 136 - 15,00 euro). "Marsiglia è di chi ci vive", affermava Gennaro Izzo, napoletano sbarcato in quella città ancora ragazzino, dove avrebbe sposato la spagnola Iasbel, detta Babette, da cui sarebbe nato Jean-Claude, che avrebbe avuto "Marsiglia nel cuore", come ribadisce sempre suo figlio Sebastien, ricordando quest'uomo, questo scrittore ormai di culto, il padre del noir mediterraneo, che ha cantato la sua città per cantare l'uomo solo, ferito in lotta con le brutture del mondo, morto troppo presto, a 55 anni il 26 gennaio del 2000, così che sono ora giusto quindici anni. Per l'occasione il suo editore italiano, E/O, pubblica la biografia in una versione aggiornata e accresciuta che gli ha dedicato Stefania Nardini, che ricostruisce la storia terrena e letteraria di Izzo attraverso il proprio rapporto con i suoi libri, una vera dichiarazione di amore per un uomo e un artista che non ha mai conosciuto di persona. E lei stessa vede la città francese con gli occhi dello scrittore, che in "Casino totale" aveva scritto: "Marsiglia non è una città per turisti. Non c'è nulla da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi". La sua fama è legata alla trilogia che ha per protagonista Fabio Montale (nome scelto in omaggio all'amato poeta e alle proprie radici italiane) e composta appunto da "Casino totale", poi "Chourmo" e infine "Solea", cui si aggiungono molti racconti, articoli e altri due romanzi, "marinai perduti" e "Il sole dei morenti". Romanzi neri, questi di Izzo, gialli pieni di umanita' e passione che non si tirano indietro davanti alle ignominie che l'uomo è capace di commettere per potere e denaro, quando non per disperazione e esasperazione che sono un poco i connotati oggi del nostro mondo, della Marsiglia di cui parla Izzo. per questo il suo Montale è uomo solitario dal cuore ferito per il grande amore per le cose belle della vita, amore che si muta in esplosioni di rabbia per come siamo capaci di rovinarla, di sporcarla, di non saperla vivere. Dopo la trilogia scritta afine anni '90, Montale non viene più ripreso e il figlio oggi commenta: "Montale era, come spesso accade, in gran parte lui stesso, e quindi un po' lo amava e un po' lo odiava". Jean-Claude Izzo Da ragazzo "il suo mito era Rimbaud. Quel Rimbaud randagio che fuggiva dal 'male d'Europa'. Un allucinato che rincorreva l'io inafferrabile", consacrando la propria giovinezza all'ideale di un mondo più umano, come ricorda la sua prima moglie alla Nardini. Dopo l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, si iscrisse al Partito Comunista Francese che aveva preso le distanze dalla Russia e inizia a fare il giornalista sino al 1980, quando lascia il partito e il suo giornale marsigliese, decidendo di trasferirsi a Parigi, dove scrive articoli, pezzi teatrali, parole per canzoni, sceneggiature cinematografiche (tra cui una su Lou Andreas-Salomè) e conosce un nuovo amore, Beatrice, cui seguirà Laurence e, in fine, Catherine. Nel '92 scrive un racconto su Marsiglia e un amico glielo pubblica e assieme lo spinge a farne un romanzo. Lui si documenta e crea Montale e poi il barista Hassan e otto mesi dopo ha pronto "Casino totale". venne poi "Churmo" e quindi il suo libro testamento, ormai consapevole della malattia che lo aveva preso ai polmoni, "Solea", poco dopo la fine del quale muore e la Nardini scrive: "Lucido, consapevole dell'appuntamento che lo attendeva. Nel suo letto di dolore amava ascoltare i versi di Louis Brauquier. Ancora una volta, l'ultima, chiedeva aiuto alla poesia". (ANSA).