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Stefania Nardini e Jean-Claude Izzo

Autore: Giovanni Agnoloni
Testata: Postpopuli
Data: 16 gennaio 2015
URL: http://www.postpopuli.it/40399-stefania-nardini-e-jean-claude-izzo/

In uscita per le edizioni e/o, Jean-Claude Izzo. Storia di un marsigliese, di Stefania Nardini, nuova pubblicazione di un volume del 2010 da me recensito su La Poesia e lo Spirito. Questa, che già allora ebbi a definire una “biografia di atmosfere”, dedicata al grande autore di noir francese prematuramente scomparso nel 2000, è l’opera di una scrittrice che di Marsiglia, la città di Izzo, ha fatto il suo luogo di elezione. Ho qui il piacere di intervistarla: 1) A distanza di oltre cinque anni dalla prima pubblicazione con Perdisa Pop, questa edizione e/o della tua biografia di Jean-Claude Izzo segna il vertice di un lungo percorso di ricerca. Quale la radice della tua profonda fascinazione per l’opera dello scrittore francese? - Izzo è stato un autore straordinario, capace di coinvolgere il lettore attraverso un circuito di emozioni impareggiabili. È uno scrittore che racconta l’umanità usando come sfondo e come scena Marsiglia, una città complicata e di grande bellezza. Una città che, al di là delle contraddizioni, sopravvive grazie a un’antica passione. Izzo è stato un giornalista, come lo sono stata io, critico e lucido come ci si aspetta che sia chi è chiamato a raccontare la realtà. Dunque non è stato difficile per me esserne travolta. 2) La tua biografia di Izzo si contraddistingue per il taglio “narrativo”, che la rende una sorta di romanzo, nel quale si riverberano le atmosfere dei libri del celebre noirista e quelle della tua personale esperienza di vita nel capoluogo del Midi. Com’è proceduto il tuo lavoro di documentazione e scrittura? - È un lavoro infinito. Perché a suo tempo ebbe un inizio, che nel tempo è divenuto esplorazione, studio, ricerca, scelta di vita. Vivo a Marsiglia da dodici anni, da quando ci misi piede per viaggiare nella vita di Jean-Claude. E viaggiare nella sua vita significa viaggiare in una città, nel suo modo di essere che non finisce mai di stupire. Ho avuto la fortuna di leggere i suoi testi inediti anche in Francia, quindi ho scelto di raccontarlo attraverso la sua scrittura e la mia narrazione. 3) Izzo e Marsiglia sono, letterariamente, pressoché un tutt’uno. Tu sei rimasta incantata dalla grande città del Sud della Francia, che hai raccontato anche nel romanzo Alcazar. Ultimo spettacolo. È più Marsiglia, con la sua anima multiculturale, ad aver plasmato le pagine di Izzo o la sua narrativa ad averla resa prepotentemente “tridimensionale”? - Credo che le due cose siano come un’alchimia. Izzo era un profondo conoscitore della città e, come la maggior parte dei marsigliesi, era figlio di immigrati, un rital. Una condizione che ha acuito la sua sensibilità, che poi ha espresso in una scrittura che rispecchia il sentimento collettivo. Marsiglia è un teatro a cielo aperto, e Izzo l’ha colto nel suo significato più profondo. 4) In un momento così delicato per la Francia, come incide e che contributo può dare la lezione civile e letteraria dei romanzi di Izzo, soprattutto nella direzione della tolleranza? - Izzo è stato profetico rispetto al destino di Marsiglia e della Francia. Ma, più che essere un paladino della tolleranza, è entrato nel cuore delle contraddizioni della Francia. Il dramma dell’identità, l’uso dell’arroganza per ottenere un’omologazione, la questione algerina, le culture del Mediterraneo. La prima intolleranza nasce dalle scelte politiche, da questo nuovo capitalismo selvaggio. Il pianeta è sbandato, e ciò che è accaduto con la mattanza di “Charlie Hebdo” ha voluto colpire la Francia come simbolo. Questi argomenti sono il filo conduttore dei romanzi di Izzo. La tolleranza deve essere figlia di una coscienza collettiva, sulla quale c’è da lavorare non poco. 5) In un mondo confuso e diviso come quello odierno, è ancora possibile ispirarsi a una figura di intellettuale impegnato come Jean-Claude Izzo per trovare una chiave di lettura a eventi oggettivamente oscuri e inquietanti? - Credo che la letteratura stia svolgendo un ruolo importante, in questo momento. Ma ho la sensazione che il noir-denuncia non sia più sufficiente. Ha bisogno di una visione più ampia, più globale, per capire il mondo in cui viviamo. Marsiglia, in cui convivono sessanta etnie, è sicuramente un osservatorio speciale per compiere un’operazione di questo tipo. Non a caso Massimo Carlotto vi ha ambientato Respiro corto. Volendo rimanere sul territorio francese, mi viene da pensare al romanzo antropologico di Marc Augé o che al genere metropolitano di Modiano. Il problema è mettere insieme tanti tasselli con la capacità di appassionare. 6) Il tuo percorso di scrittrice e giornalista è passato attraverso numerosi libri e inchieste, sempre guidati da una profonda onestà intellettuale. Esiste ancora, secondo te, in Italia ma anche in Europa, la possibilità di incidere con le parole portando pace e testimonianza di valori alti? - Sì. Peccato che troppo spesso questo messaggio rischia di essere relegato in una nicchia. Se ci fosse una volontà reale di ascolto, sono sicura che verrebbe fuori un mondo diverso. Ci vuole generosità, pazienza, passione. La passione per la vita. Nonostante tutto.