Una scrittura cangiante, quella di Karistiani. Con una lingua viva, tra greco antico e parlata di strada.
Nessun tradimento è innocuo, né lo diventa con gli anni, quando cresce il peso delle azioni compiute. I segreti tenuti nascosti finiscono per emergere inesorabili e le voci fatte tacere chiedono di essere ascoltate, mentre lamore esige il suo prezzo e in genere non fa sconti. Lo sa bene Ioanna Keristiani e questa malinconica consapevolezza, che volentieri cede allironia, la troviamo intatta e sempre nuova nei suoi libri. Lillustratrice che disegnava fumetti senza parole quasi per tenere a bada il vulcano interiore che minacciava eruzioni narrative, alla fine ha ceduto allantica passione e a 42 anni ha finalmente cominciato a scrivere romanzi. Oggi è considerata una delle maggiori autrici elleniche contemporanee con il romanzo Le catene del mare (e/o edizioni) ha vinto il premio nazionale per il miglior romanzo greco. Originaria di Chanià nellisola di Creta, vive ad Atene. Ha scritto quattro romanzi, una raccolta di racconti e sceneggiature, tra cui quelle del film Le spose, diretto da Pandelis Vulgaris e prodotto da Scorsese, e di Estrella mi vida di Costa Gavras. «Lavorare per il cinema - dice è unesperienza che ti insegna a collaborare con gli altri, mentre scrivere è unazione forzatamente solitaria».
La solitudine ritorna sovente nelle sue storie: è solo il comandante greco Mitsos Avgustis, il girovago protagonista del romanzo che non vuol più scendere a terra; ma sono soli anche Stella e Simos, innamorati, stretti in unisola troppo piccola. «I miei libri sono ambientati in piccole società in cui tutti si conoscono, ma si può essere soli anche in mezzo a una folla - racconta -. Sono convinta che la solitudine sia una risorsa. In passato ne ho avuto paura, ora non più. Spaventa perché può portarti a scoprire degli aspetti che non ti piacciono ma nei momenti cruciali della vita ti aiuta a conoscerti meglio. È una geografia interna». E in questa ricca geografia i primi a non essere innocui sono proprio i sentimenti. I desideri restano forti e intatti anche in vecchiaia e, se gli anni appannano lo splendore della pelle, non per questo le passioni sbiadiscono o i dolori si annacquano. «Viviamo in una società competitiva, crudele con gli anziani, che li relega ai margini condannandoli a morire anzitempo. Invece poter esprimere desiderio, amore, rabbia, tutti i sentimenti, fino alla fine, è un diritto». La lingua e lo stile con cui Karistiani affronta questo magma emotivo non ricorda in nulla la reticenza degli anni senza parole, per quanto è dato intuirne, anche grazie alla bella traduzione di Maurizio De Rosa. È diretta, cangiante, orale, un materia multiforme che sempre si arricchisce e si reinventa, a seconda delle situazioni e dei personaggi. «Amo il sugo della lingua, la sua generosità, le sorprese - dice -. Il mio greco non è facile da tradurre perché viene dalla strada, è debitore non solo della tradizione classica ma anche del gergo dei marinai». I suoi personaggi femminili, poi, non hanno niente di etereo o idilliaco, non si arrendono neanche quando soffrono, sono carnali, sanguigni, battaglieri anche nellattesa. «Quando scrivo mi interessa rompre con gli stereotipi dice lei stessa . Ho un profondo rispetto per le persone comuni. Non mi interessano le vite sotto i riflettori. Non pretendo di scrivere libri che insegnano qualcosa o mostrino la realtà come dovrebbe essere, non sono neanche femminista e quando parlo di uomini e donne penso semplicemente che insieme si completino».