La vita è uno schifo. Lo scriveva già Léo Malet nel 1948 (era il primo romanzo della sua “Trilogie Noir”); ed è vero ancor di più oggi, ovunque e quindi anche nell’Italia immaginaria (fino a un certo punto) in cui si muovono i protagonisti di “Nel posto sbagliato”, terzo romanzo di Luca Poldelmengo (edizioni e/o, Collezione Sabot/age). Un paese dove è necessario costituire una squadra speciale investigativa, la Red, che usa i cittadini, nel senso letterale del termine, per risolvere casi particolarmente complicati. Persone che diventano ‘Pov’, acronimo che sta per ‘Point of view’ (punto di vista), inconsapevoli banche dati dalle quali estrarre informazioni, attraverso tecnologie basate fondamentalmente sull’ipnosi. Nessuno però pare curarsi degli effetti collaterali che questo intervento può innescare. La trama è apparentemente quella di un thriller: la Red, dopo aver individuato i responsabili di un attentato, si trova alle prese con un omicidio, complicato ma, in fondo, solo un ‘ammazzamento’. Per scoprire l’assassino si deve però scavare troppo a fondo, e nella menti di troppe persone. Mentre il capo della squadra, Vincent Tripaldi, deve fare i conti con il proprio passato, dove si muovono due serpenti e un fratello gemello; e con un sistema di potere disposto a calpestare qualsiasi libertà, pur di raggiungere i propri obiettivi. Luca Poldelmengo declina un tema di assoluta attualità, come appunto la totale violazione di ogni privacy, con lo strumento dell’amplificazione. In alcuni passaggi sembra così di essere dalle parti di ‘Minority report’, in particolare nel clima cupo del romanzo di Philip K. Dick, dimenticano lo smalto buonista di Tom Cruise (anche se diretto da Spielberg). Ma là i delitti si ‘prevenivano’, qui l’ingerenza è ancora più forte, e pare di ascoltare i moniti di John Le Carrè nel suo “Una verità delicata”. Il romanzo è decisamente ‘sabotatore’, come vuole la collana, e totalmente affascinante: Poldelmengo, che già aveva abituato i lettori alla sua visione della ‘banalità del male’, offre altri punti di vista per analizzare la società. Riuscendo a rendere simpatici ed empatici personaggi apparentemente sciatti o scostanti. Così la vita, purtroppo, resta uno schifo, piena di ruggine come la gigantesca ruota panoramica che sovrasta la metropoli; e lo è ancora di più se si capita “Nel posto sbagliato” e al momento sbagliato; l’autore invita però a non arrendersi e a non restare in silenzio. Il tutto con una scrittura che lascia senza fiato.