L’amore e l’intrigo, il cuore e la ragion di Stato. Sono i pilastri su cui si innalza Democracy romanzo della scrittrice e giornalista americana Joan Didion. Parliamo di un libro pubblicato nel 1984 e che la casa editrice E/O ripropone al grande pubblico, inserendolo nella collana Gli Intramontabili.
Siamo difronte ad un testo che unisce uno stile asciutto e immediato, di stampo più giornalistico, e post moderno se guardiamo alle sperimentazioni che la Didion utilizza.
Basta prendere alcuni paragrafi in cui l’autrice descrive le sue sensazioni mentre abbozza alcuni capitoli del romanzo, intrecciandoli alla perfezione con la storia. Come se l’autorice interrogasse la sua creatività. Un confronto dinamico tra creatura e creatore, che collega in dimensioni diverse finzione e realtà, atto creativo e parola scritta.
Questo perché il romanzo non è ciò che si ha intenzione di scrivere, ma ciò che si legge e un volta terminato non è più dell’autore ma del pubblico. Su queste due direttrici la Didion costruisce le vite di Inez Victor, moglie del senatore Harry Victor, e del diplomatico Jack Lovett. Una storia ambientata negli anni ’70, negli ultimi anni della guerra del Vietnam.
La politica si intreccia con l’amore e la denuncia dell’imperialismo americano. Una storia che in alcuni punti sembra un articolo giornalistico, in altri assume i contorni di un romanzo rosa, ma sempre strizzando l’occhio alla “cronaca” al tentativo di spiegare quelle sottigliezze che il potere nasconde, quasi vergognandosene.
È un libro che si lascia leggere, che colpisce per il modo in cui è stato costruito. Storie che si intrecciano, ricordi lontani che sono il bandolo da cui si dipana la matassa per gli altri eventi. Insomma c’è un fatalismo di fondo in questo romanzo e quel pizzico di sarcasmo che sbeffeggia una democrazia fin troppo fragile.