Quando al ghetto sopravvisse solo l'amicizia
Autore: Silvana Mazzocchi
Testata: Repubblica
Data: 23 novembre 2014
C'È un passaggio illuminante nel romanzo di Lia Levi, Il braccialetto, storia dedicata all'amicizia e all'identità con protagonisti due coetanei, Corrado, ebreo, biondo e dai lineamenti regolari e Leandro, dai neri capelli e dagli occhi palpitanti. E' l'estate del' 43, in una Roma città aperta dove le speranze accese dalla caduta del fascismo sono già spente, i due amici scattano una fotografia allo specchio che li ritrae. «Non guardavano se stessi, ognuno guardava l' altro », annota Lia Levi. In un cinema che frequenta in solitudine Corrado conosce un coetaneo. Diventano inseparabili. Corrado ama i pomeriggi in casa d ell'amico; con i suoi genitori invece si sente a disagio, non accetta che sua madre, un tempo fiera e bellissima con al polso un braccialetto d'oro tintinnante, si sia ormai tramutata in una donna triste e senza sorriso. E, quando il ricatto tedesco obbliga le famiglie ebree a raccogliere cinquanta chili d'oro in poche ore e lui scopre che quel braccialetto è stato venduto, non perdona ai suoi genitori di avergli nascosto l'ennesima umiliazione. L'epilogo arriva nella notte della razzia degli ebrei romani, insieme con la fine di ogni innocenza. Ancora una volta Lia Levi sceglie di raccontare la grande storia attraverso il chiaroscuro di una vicenda privata. Ed è magistrale lo scenario che fa da sfondo al magnetico legame dei due ragazzi: I' atteggiamento spesso ambiguo dei cattolici italiani di fronte alle leggi antiebraiche, efficacemente evocato da una nota di Anna Foa, in appendice al romanzo, intitolata Aboliamole le leggi razziali, ma non tutte.