Levi, «Oth» e la scrittura che apre al dialogo
Autore: Adelia Battista
Testata: Il Mattino
Data: 11 novembre 2014
Lia levi è uno delle pochi autrici del Novecento che riesca a raccontare il nostro tempo, anche quando è una favola nera, nascosta dietro l'ombra dei suoi personaggi. Pare aderire al ritratto che Hugo Von Hofmannsthal fa del poeta moderno, «stranamente abita nella casa del tempo, sotto la scala, là dove tutti gli devono passare davanti (...). Egli è qui e silenziosamente passa di luogo in luogo ed è null'altro che occhi ed orecchi e assume il colore delle cose su cui si posa».
Ho letto il nuovo romanzo dell'autrice, «Il braccialetto» (e/o, pagg. 144, euro», provando la sensazione prodigiosa di un libro vivente. Alla vigilia della rassegna dedicata alla cultura ebraica «Oth» da domani alla Casina del Principe di Avellino, è opportuno introdursi in quel mondo con questo libro, uno di quelli che non si chiudono, che rimangono aperti. Il ritmo della scrittura ci accompagna per tutte le pagine; «bisogna sempre leggere con le orecchie - scrive Virginia Woolf nel suo diario - perché trovare il ritmo vuol dire trovare le parole, e le parole si portano appresso la storia», le frasi si imprimono e di tanto in tanto ritornano nella mente del lettore donandoci quel piacere della lettura che viene solo dai libri meglio riusciti.
Lia Levi è scrittrice del dialogo, talvolta, stretto e ferrato tra cattolici ed ebrei. E anche se non possiamo iscriverla tout court all'anagrafe di una confessione religiosa, per formazione e visione laica della vita, in senso positivo, imparare a vivere uniti nel rispetto della diversità, dobbiamo riconoscere la sua appartenenza alla comunità ebraica, alla sua storia, alla propria gente. Nel panorama italiano occupa uno spazio di assoluto rilievo nella letteratura di testimonianza sulla Shoah. «E' incredibile - scrive Paolo Di Stefano su "Il corriere della sera" - quanta materia Lia Levi riesca a condensare dentro i suoi romanzi. Ed è ancora più incredibile la leggerezza con cui sa trattare questa materia densa e a tratti incandescente».
Su questi temi la produzione creativa torna frequentemente. A partire dall'autobiografico e ormai long seller, «Una bambina e basta», in cui narra il rapporto con sua madre, la fuga e il rifugio in un convento romano per sfuggire alla deportazione, l'attrazione per il Dio «Buono dei cristiani e non per quello sempre arrabbiato degli ebrei». Di seguito, altri bellissimi romanzi, Tutti i giorni di tua vita, L'albergo della Magnolia, La sposa Gentile, che ci aiutano a non dimenticare che cosa è stato il Male assoluto.
Il Braccialetto, simbolo smagliante e sonoro di un tempo in cui Corrado, il giovane protagonista,, riconosceva in sua madre la bellezza coraggiosa e combattiva di chi vuole guardare avanti, è anche il motore del racconto.
La vicenda intreccia la difficile amicizia tra Corrado e Leandro, appena quindicenni, uno ebreo, l'altro non ebreo, mentre si rincorrono attratti in una sorta di aereo campo magnetico, con un tratto di storia italiana che va dal 25 luglio del 1943, in cui cade il fascismo, all'occupazione di Roma da parte dei nazisti.
Con la capitolazione del regime tutto lascerebbe sperare che finiscano anche le Leggi razziali che hanno costretto Corrado ad abbandonare la scuola pubblica, «cacciato dalla scuola e dalla vita degli altri, era finalmente lì insieme agli altri a spazzar via le parole infami che fino ad allora lo avevano reso prigiorniero»· Ma l'attesa viene delusa, le Leggi razziali non vengono abolite per opportunismo politico e religioso. La vita nella capitale si fa sempre poù drammatica, tutto è presidiato, le biciclette sono protibite, le automobili bloccate, è un'occupazione di terrore, sopratutto per gli ebrei, a cui i tedeschi richiedono cinquanta chili d'oro in cambio della vita. Colpisce la minuta descrizione della manciata di giorni durante i quali gli ebrei devono raccogliere tanti chilogrammi d'oro. LA società, l vita del ghetto, ci appaiono vicine nello scorrere di una ricerca disperata, fra gli eventi spaventosi che , infine, non porteranno alla salvezza perché i tedeschi non manterranno la promessa.
LE ultime pagine sono come una cavalcata verso quel drammatico epilogo che per noi posteri non è più un mistero. Le truppe tedesche faranno irruzione nel ghetto della capitale, sventrandolo, e deportando gli ebrei verso i campi di concentramento. Sarà Corrado a opporsi con tutte le sue forze a questo vuoto ignoto mentre da solo cerca di raggiungere il ghetto alla ricerca dei genitori. L'accompagna una preghiera d'infanzia, che rappresenta più che altro il legame con le sue radici. «Lo sapeva già - scrive Lia Levi - che Dio sarebbe morto in quell'incendio»•