[...] Il ritardo originale ne ha generati altri, come in una catena di torti che si sommano. Ha saltato il pranzo ma si è scolato quattro tazzone di caffè fortissimo. Fuma quaranta sigarette al giorno. Giura: «Prima che sia troppo tardi voglio smettere. Me ne sono accorto settimane fa, quando dopo venticinque anni, abbiamo rimesso insieme il nostro gruppo facendo quattro serate in Norvegia. Ci vuole il fisico per quella roba». Pop-rock scandinavo, meno cerebrale del resto che lo riguarda. «Vaffanculo l’integrità è il mio nuovo motto» rivendica, inteso come libertà di fare quello per cui lo facevano sentire in colpa da bambino, come suonare la batteria e giocare a pallone. Chi ascolta? Ci pensa: «Midlake, Bonnie ‘Prince’ Billy, Boniver, Wilco». Scrittori preferiti? «Gli americani Ben Marcus e Donald Antrim. Mi piace la vostra Elena Ferrante. E, tra i classici, Joyce, Calvino, Cortazar, Borges». Con quest’ultimo sembra condividere l’ambizione di riprodurre, in scala 1 a 1, non tanto la biblioteca totale ma il catalogo esaustivo della vita quotidiana, con le res gestae prosaiche (spingere il passeggino, cambiare i pannolini) che sin qui la letteratura ha attentamente scartato. «È una reazione al minimalismo imperante. Tendo al barocco e vorrei, come certe nature morte fiamminghe del 600, dar voce anche a cose inanimate. Non sottoscrivo affatto la massima giornalistica show, don’t tell. Credo invece che dalle parole, dal discorso intorno alla realtà, scaturiscano nuovi livelli di comprensione».[...]