La via del pepe. Finta fiaba africana per europei benpensanti", scritta da Massimo Carlotto e illustrata da Alessandro Sanna (Edizioni e/o), è il racconto, quanto mai attuale, di un ragazzo, Amal, che attraversa l'Africa fino a d arrivare in Libia , dove si imbarca su un vecchio peschereccio per cercare di raggiungere una nuova vita e un futuro diverso. Ma la vecchia barca affonda durante il tragitto. e Amal viene trascinato dalle onde. In mano, però, il giovane stringe cinque grani di pepe, donatigli dal nonno Boubacar per tenere lontana la morte. Tutti noi siamo Amai. Potremmo esserlo, potremo esserlo, potrebbero esserlo i nostri figli. La via del pepe è una strada difficile da percorrere. E' la via della vita. della speranza di un'esistenza migliore. Spesso chi parte alla ricerca del Paradiso finisce per arrivare in un inferno diverso da quello da cui è partito .
Una storia difficile, narrata con leggerezza dalla penna sempre ispirata di Massimo Carlotto, uno dei più grandi autori contemporanei , che ha accettato di parlarci di questa sua ultima opera in libreria da oggi.
"La via del pepe" ha avuto una trasposizione teatrale: come è stato accolto lo spettacolo basato sulla fiaba?
Molto bene. Io leggo la fiaba come se mi trovassi a casa seduto in poltrona, senza un contatto diretto col pubblico che arriva solo verso la fine. Sono piaciute molto le musiche originali di Camardi e Palmas e le illustrazioni di Sanna.
Da dove le è venuta l'Idea dl questa fiaba?
Il sottotitolo recita: "Finta fiaba africana per europei benpensanti" proprio perché mi sono rifatto agli stereotipi più classici. L'Africa è culturalmente sconosciuta in Europa. Basti pensare alla scarsissima diffusione e conoscenza della letteratura africana. l'idea di scrivere questa fiaba nasce dalla necessità di raccontare i migranti e l'isola di Lampedusa attraverso un mondo fantastico in grado di annullare le barriere della prevenzione.
L'immigrazione è uno dei problemi che più fanno dlscutere. La gente, esasperata dalla crisi, è sempre meno tollerante e comprensiva. Cosa risponde a chi dlce che l'Italia non può permettersi dl ricevere altri immigrati?
In realtà molti di questi immigrati non hanno alcuna intenzione di fermarsi in Italia. Risalgono la penisola sognando di attraversare il confme a nord e poi, senza soldi e senza aiuti, rimangono intrappolati nelle noscre città costretti a chiedere l'elemosina. O a delinquere. Ecco che questi emigrati diventano emergenza dal punto di vista politico. Si agita la bandiera dell'intolleranza in nome di una tutela degli italiani, dimenticando che le decine di migliaia di lavoracori stranieri, regolari o clandestini, sono una risorsa per questo Paese. Dal punto di vista economico le cifre sono chiare. Un problema vero è che l'immigrazione oggi è caotica perché arrivano persone che fuggono da guerre e carestie e la civiltà, la cultura dell'accoglienza sono necessarie per contenere i flussi migratori all'insegna dell'umanità.
Il dolore e la disperazione non hanno colori e confini. Sulle barche che arrivano dalle coste libiche cl sono persone che hanno molto in comune con un operalo che perde il lavoro, eppure, Invece di una solldarietà contro il nemico comune, sono uno contro l'altro. Una strategia precisa di chl detiene il potere ed è sempre avvantaggiato dalle guerre tra poveri?
Un rifiuto "dell'altro" è uno degli effetti collaterali più evidenti di questa crisi. Addossare le colpe a una massa di derelitti e ̀facile, comodo, ma non risolve nulla. Del resto il populismo si nutre da sempre di luoghi comuni quando la politica non è in grado di risolvere i problemi mentre è evidente che una società multirazziale e multiculturale è in grado di sviluppare progresso e benessere.