Piergiorgio Pulixi è un autore sardo (ma trapiantato da qualche tempo a Padova), membro del collettivo Sabot. L’abbiamo già incontrato qui con “Una brutta storia” e “La notte delle pantere”, due bei romanzi (entrambi usciti per e/o) con come protagonista l’ispettore Mazzeo, un poliziotto molto sui generis. Questo “L’appuntamento”, che recensiamo qui in anteprima, non ha però nulla a che fare con Mazzeo: si tratta di una storia cruda, breve ma terrificante. Si apre con la scena di un uomo, al ristorante, che osserva una donna. Fin qua, niente di troppo terribile. Fastidioso, magari molto seccante, ma niente di più: ci viene anzi suggerito che, semplicemente, l’uomo in questione è attratto dalla donna e sta valutando la possibilità di fare la sua mossa in maniera forse un po’ troppo cervellotica. Poi, questo individuo incontra un’altra persona e, scambiata qualche parola, si avvicina alla donna. E qui il delirio comincia. Per bloccare gli interessi su un grosso debito contratto, infatti, la donna ha accettato una proposta: sarà a disposizione di costui per l’intera serata. Probabilmente pensava che sarebbe stata una questione di sesso, magari un po’ particolare. E invece no. Quest’uomo desidera umiliare la sua vittima, farne a pezzi l’autostima, farla sentire sporca e inutile. E sa esattamente come fare. Già questa prima parte del romanzo, che occupa circa la metà del libro, termina con un doppio colpo di coda geniale, che cambia le carte in tavola due volte. Non vado ovviamente ad anticipare cosa succede, ma sono rimasto molto sorpreso. E questi avvenimenti hanno, naturalmente, conseguenze (come il personaggio maschile, senza nome, si premura di ricordarci già a partire dalle primissime pagine), che vediamo svilupparsi in maniera appassionante nella seconda e nella terza parte della storia. Ho usato gli aggettivi “geniale”, “appassionante”, “terrificante”. E questo romanzo è tutto questo. Il personaggio maschile, che in testa mia ho iniziato a chiamare “L’Innominato” (anche se…), è un individuo assolutamente disgustoso, un sadico impenitente. Il principale personaggio femminile, invece, è un interrogativo che le sorprese che Pulixi ci riserva non aiutano a risolvere. E lo spettacolo di fuochi d’artificio (metaforici) che conclude il romanzo è spettacolare. C’è un solo piccolissimo dubbio che mi è rimasto, riguardo all’identità dell’Innominato – ma non è il caso di discuterne qui in quanto mi è sorto alla fine del romanzo, e parlarne rovinerebbe un aspetto della lettura. Ma si tratta comunque di una cosa minore, una scelta narrativa assolutamente legittima e in fondo anche perfettamente sensata, sia pur non pienamente soddisfacente. E a questo punto chi ha letto il romanzo capirà a cosa mi riferisco, mentre mi auguro che chi non l’ha ancora letto non abbia capito nulla e magari si incuriosisca. Un romanzo breve ma perfettamente equilibrato, diluire i fatti sarebbe probabilmente stato deleterio alla potenza della storia. Una lettura appassionante, una storia piena di tensione. Consigliatissimo.