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Storia della bambina perduta, bilancio di una vita

Autore: Gabriele Ottaviani
Testata: Doculife
Data: 13 novembre 2014
URL: http://www.docu-life.it/index.php/articoli/203-storia-della-bambina-perduta,-bilancio-di-una-vita

Elena Ferrante è un uomo? Una donna? Un collettivo? Di certo, o almeno così pare, le origini sono napoletane, e sono due decenni che è sulla scena letteraria italiana e non solo, è amatissima anche negli Stati Uniti e il suo esordio, L’amore molesto, è stata, con merito, una sorta di rivelazione che ha generato un film di Mario Martone con Anna Bonaiuto, Angela Luce, Licia Maglietta ed Enzo Decaro, così come I giorni dell’abbandono (regia di Roberto Faenza: nel cast, Luca Zingaretti e Margherita Buy).   Diverrà invece una fiction firmata da Fandango e Rai L’amica geniale, la trilogia che racconta dagli anni Cinquanta in poi, dall’infanzia fino alla maturità e alla vecchiaia, a partire da un rione della periferia napoletana, le vite di Raffaella-Lina-Lila Cerullo ed Elena-Lenù Greco, la narratrice, che ha in comune con l’amica la relazione con Nino, primo rampollo della famiglia Sarratore. A scrivere ci penserà Francesco Piccolo, che firma già da tempo insieme a Camilleri, com’è ovvio, l’ottimo Montalbano, col già citato Zingaretti, e che, oltre al Premio Strega 2014, ha in bacheca altri prestigiosi premi, basti solo pensare ai David per le sceneggiature di La prima cosa bella, dalla struggente carica emozionale, e delCapitale umano, entrambi di Paolo Virzì, entrambi candidati italiani agli Oscar. Il termine trilogia (L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e chi resta) però in effetti non è esatto, perché è edito da e/o il quarto e ultimo volume del ciclo, Storia della bambina perduta, che parla appunto di maturità e vecchiaia, e lo fa con il consueto felicissimo stile che ha conquistato centinaia di migliaia di lettori. È avvolgente la prosa di Elena (Greco o Ferrante non importa, in questo caso specifico poi, dove tutti i piani sembrano sempre confondersi e amalgamarsi, trasformarsi come un redivivo Proteo, meno che mai…), curatissima, piena di dettagli che però non suonano mai superflui: come se si stesse in mare, ci si immerge, lasciandosi bagnare pian piano. Ci si sente come invitati a una rimpatriata, a una riunione di famiglia: davanti a un caffè, e a un vassoio di pasticcini profumati, un’amica racconta la sua storia, e sembra di viverla davvero, di condividerne le esperienze, in piena sinestesia. Pare di essere mano nella mano con lei, in quegli stessi vicoli, accanto a quelle stesse persone, descritte in maniera asciutta e autentica: e intanto il tempo passa, e tutto, restando uguale, nasce, cresce, cambia.   Mi rifiutai a lungo di fare l’amore, non potevo, avevo paura che non mi amasse più. Poi cedetti per non dover pensare che fosse già tutto finito. Il mattino dopo, per la prima volta dopo quasi cinque giorni di convivenza, mi svegliai di cattivo umore. Bisognava partire, il convegno era prossimo a concludersi. Ma non volevo che Montpellier fosse una parentesi, temevo di tornare a casa, temevo che Nino tornasse a casa, temevo di perdere per sempre le bambine. Quando Augustin e Colombe ci riproposero di andare con loro a Parigi in automobile e si offrirono persino di ospitarci, mi rivolsi a Nino, sperai che anche lui non chiedesse altro che un’occasione per dilatare quel tempo, allontanare il rientro. Ma lui scosse la testa desolato, disse: impossibile, dobbiamo tornare in Italia, e parlò di aerei, di biglietti, di treni, di denaro. Ero fragile, provai delusione e rancore. Ho visto giusto, pensai, mi ha mentito, la rottura con sua moglie non è definitiva. L’aveva sentita davvero ogni sera, si era impegnato a tornare a casa dopo la fine del convegno, non poteva tardare nemmeno un paio di giorni. E io?