Amara Lakhous ha forse creato il “personaggio” che è al centro dei due suoi romanzi più recenti ; forse sarà il protagonista anche dei futuri. Si tratta di Enzo Laganà, giornalista ma anche un po’ investigatore, bonario, amante della verità e giustizia e specialmente nemico di ogni forma di razzismo dichiarato o anche velato. Assieme ad Enzo viene creato anche il personaggio della mamma, che vuol continuare ad esserlo nei confronti del figlio anche se questi è ormai quarantenne, incarnando così una modalità dell’essere mamma in Italia e specialmente nell’Italia meridionale. Ma esiste anche la anziana zia, che fa la spia e l’investigatrice per conto della mamma di Enzo riportandole, nella lontana Calabria, ogni fatto nuovo che avviene al figlio, specialmente quello amoroso.
Nel testo La zingarata della verginella di via Ormea viene ricostruito un episodio realmente accaduto in quella Torino, tanto colta, ma anche così preda a pregiudizi accecanti forieri di azioni che possono anche risolversi in vere tragedie. Il fatto è quello di una ragazza che aveva ingiustamente accusato due giovani zingari di essere i fautori di una violenza sessuale perpetrata nei propri confronti. Si era scoperto poi che i due rom erano del tutto innocenti ed estranei ai fatti e che la ragazza li aveva accusati ingiustamente. Ma una manifestazione a sostegno della ragazza e contro i rom era degenerata e c’era mancato poco che tutto andasse a finire in tragedia.
Il romanzo serve allo scrittore di origine algerina per mettere a fuoco gli equivoci, se non deplorevoli, comportamenti dell’informazione, il montare della xenofobia nella società quando accadono fatti del genere senza che si sia capaci di addossare responsabilità ai singoli investendo invece di acredine e odio razziale intere comunità e popoli, per cui una volta sono gli albanesi ad essere oggetto di diffidenza e odio, altra sono i romeni, altra ancora possono essere gli ucraini, e così via, anche se il popolo più marcatamente colpito dalla intolleranza sociale è costituito proprio dagli zingari e in special modo dai rom.
Un altro tema viene sottolineato ed è relativo al ruolo che giocano le banche nell’ingannare la povera gente ad investire denaro in giochi finanziari che quasi certamente poi la conduce alla rovina economica. Significativa mi pare la capacità di Amara Lakhous di prendere gli elementi della realtà e farli diventare oggetto e strumento di narrazione, perché molto spesso non sono le teorie, la logica, le analisi sociologiche a far comprendere alle persone la possibilità e necessità di comportamenti diversi ma è il sentimento, il cuore che riesce a capire errori, sbagli. Il cuore si raggiunge con la favola, le storie, le narrazioni. E’ ciò che ha compreso Amara Lakhous che pur in questo carattere finalistico dei suoi scritti riesce a mantenere un livello non moralistico e proprio per questo genuino e del tutto coerente con la funzione del narrare.
La bonarietà, l’umanità, la normalità del personaggio Enzo, che può essere ciascuno di noi assieme a quello della mamma e della zia fanno del testo dello scrittore, anzi dei testi, degli scritti lievi, leggeri e velati di quella sana ironia che fa stemperare ogni rabbia e rancore di fronte alle continue ingiustizie che la vita d’oggi ci conduce.
Dal punto di vista strutturale il romanzo è organizzato con una doppia focalità. Due sono i personaggi, Enzo e Patrizia, che di volta in volta, alternativamente descrivono i fatti, gli avvenimenti, dicono di sé, dei propri pensieri, dei propositi, si pongono come interlocutori con la realtà. Lo scrittore di origine algerina ci aveva abituato nei precedenti romanzi alla multifocalità, specialmente inScontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio. La diversità di questo testo rispetto agli altri è che questa volta non esiste solo una bifocalità, ma anche una doppia trama, relativa ai due personaggi, che si interseca e si attorciglia una nell’altra. Da sottolineare ancora la bravura dello scrittore nell’usare il monologo interiore. Ma in questo si era rivelato maestro nel suo primo romanzo La cimice e il pirata.
Ciò che è sorprendente è la capacità dello scrittore di origine algerina nel saper cogliere l’animo degli italiani fatto di contraddizioni, di superficialità, ma anche di generosità, di sana moralità. Forse nel panorama letterario esistente oggi in Italia Amara Lakhous è uno dei pochi che sa interpretare, in un mondo che si è enormemente complicato, il modo d’essere di un italiano che alla base si mantiene costante nel tempo come un aspetto di lunga durata, direbbero gli storici, così che possiamo rintracciarlo di poco cambiato dai film in cui Alberto Sordi tratteggia l’italianità a quello oggi descritto da Lakhous.
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