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Nel salotto asburgico irrompe la Storia: torna ‘The Angel with a Trumpet’

Autore: Luca Scarlini
Testata: Alias
Data: 12 ottobre 2014



Al mondo di Downton Abbey, che seduce il pubblico di mezzo mondo, fa riferimento lo strillo di copertina di un notevole romanzo viennese, scritto però in America e là pubblicato con successo nel 1944 in inglese, che e/o ora ripropone al pubblico italiano: La melodia di Vienna di Ernst Lothar (trad, dalla versione tedesca di Marina Bistolfi, pp. 600, € 18,00). L’autore, nato a Brno nel 1890, morì infine nella sua città di adozione nel 1974; era tornato nel 1949 dopo essere diventato cittadino americano dall’esilio negli Usa, accolto con sospetto come molti altri intellettuali esuli. D’altro canto il suo incarico non era fatto per attirare simpatie: era a tutti gli effetti consulente del governo di Washington per la «denazificazione delle arti in Austria». Il titolo originale, The Angel with a Trumpet, spiega in modo più felice la relazione capitale con la musica che avvolge i destini dei personaggi. Quella scultura decorativa (a cui si ispirava il titolo della prima edizione Mondadori 1982: L’angelo musicante) è infatti il simbolo del palazzo della famiglia Alt: una dimora illustre, nel Primo Distretto, che ha due ingressi: uno su Seilerstätte e uno su Annagasse. Tra portoni principali e entrate di servizio si gioca una visione della Storia come invasione del privato. Come in un’antica pièce non rappresentata, ma edita, di Alberto Arbasino e Mario Missiroli, Amate sponde!, dentro un salotto borghesissimo irrompono i fatti e le cronache, di fronte agli attoniti occupanti. Intrighi alla corte absburgica (che hanno il profumo di una scena d’operetta), ma anche fatti legati al primo conflitto e all’ascesa del Nazismo trovano tutti eco fortissima nel microcosmo, che pure ha sue leggi che sembrano immutabili. Non mancano, infatti, i prevedibili ingredienti di amore e raggiro, in un cancan di figli legittimi e illegittimi, mogli e amanti, servi e padroni. Quel che colpisce è la capacità di connettere lo sviluppo narrativo alla musica, secondo una linea specificamente austriaca che affida a questo parallelo momenti importanti della scrittura: con le differenze del caso, si può tracciare un filo tra von Hoffmanstahl e Thomas Bernhard, Broch ed Elfriede Jelinek. In un romanzo di Lothar del 1935, uscito da Mondadori nel ’36 col titolo Romanza in fa maggiore, il celebre brano per violino di Beethoven è il simbolo della volontà di ribellione della protagonista: la quale a tutti i costi vuole divenire una virtuosa, contro una parte della famiglia che la vorrebbe tranquilla signora dell’alta società. Il ritmo del romanzo è quello di una comedy of manners con musiche, dai precisi risvolti teatrali. Non per caso: l’autore fu negli anni trenta manager dei teatri viennesi, e alla scena rimase fedele per tutta la sua vita, operando come impresario, drammaturgo e regista.