Sembra che il tema della vita oltre la vita intrighi in maniera trasversale gli scrittori... Mentre il nuovo best seller di Glenn Cooper dal titolo “Dannati” ci racconta con ironia surreale un “Oltre” epico, lo scrittore italiano Fabio Bartolomei costruisce il suo nuovo romanzo (Lezioni in paradiso, e/o 2014) su un sogno, una fantasia realistica: la vita dopo la morte raccontata da una giovane donna capitata in un laicissimo paradiso dopo il proprio suicidio.
Costanza ha cercato lavoro, qualunque lavoro, ma in tempo di crisi e di precariato selvaggio i suoi tentativi sono andati a vuoto. Eccola allora giungere in un mondo parallelo, un moderno aldilà, dove le viene assegnato Goffredo Guidi “di anni quarantacinque, scadenza prevista: dodici aprile duemilatrentanove. Naturalmente ci aspettiamo da lei che riesca a conservarsi integro fino alla scadenza naturale”.
Insomma Costanza dovrà fare da angelo custode, senza ali, a quest’uomo che imparerà a conoscere, vivendogli attaccata, senza mai perderlo di vista e senza mai toccarlo. Le regole sono che i guardiani possono intervenire solo in casi estremi, cioè se la persona loro affidata, il diletto appunto, rischia di anticipare la propria morte rispetto alla scadenza prevista. La scadenza è la parola usata per i prodotti alimentari e l’autore insiste nel servirsene proprio parlando di vita e morte degli umani.
Bartolomei insiste sulla parodia del paradiso che appare un mondo rovesciato rispetto alla terra, ma con analoghi vezzi, vizi, storture: in certe pagine sembra di risentire alcune ottave celebri del poema ariostesco, quando Astolfo sulla luna trova le ampolle con il senno degli uomini, perso sulla terra.
Malgrado l’originalità dell’invenzione tuttavia questo romanzo non mi ha convinto del tutto, anzi per certi versi mi è sembrato un po’ irrisolto e non del tutto compiuto, come altri romanzi dell’autore, decisamente migliori.
Molto divertente lo sciopero che i guardiani mettono in atto, complice la stessa Costanza, quando si accorgono che una cricca di potere, a capo dei quali c’è il vecchissimo Nunzio, tiene in scacco i nuovi arrivati in paradiso senza mantenere le promesse fatte.
“Al principio di ogni cosa, nel firmamento come in terra, dimora un disegno divino la cui conoscenza non v’è concessa”.
Il finale a sorpresa riscatta in buona parte la narrazione di una storia che rischiava di non decollare, mentre la padronanza della lingua, l’ironia, le appropriate citazioni rendono comunque la lettura piacevole.