Sia chiaro, è solo un racconto criminale, per chi trova godibili gialli e affini. Pulixi è troppo giovane perché io lo conosca, pur essendo nato nella mia stessa città. Conosco bene chi cura e chi dirige la collana dove sono pubblicati i “romanzi criminali” di Pulixi, ma spero che questo non determini una situazione di conflitto di interessi (nel caso, è sufficiente cestinare). Quello che ho letto, La notte delle pantere, è il secondo libro di una serie e come spesso accade nelle serie con gli stessi personaggi, qualche tratto del carattere e qualche evento rilevante della loro vita è evocato senza tante spiegazioni. Nella La notte delle pantere c’è qualche sottinteso di troppo (forse è meglio leggere il primo della serie, Una brutta storia – che ha collezionato qualche premio di genere, ma anche due di blog che si occupano di noir/thriller/crime, che potrebbero essere più interessanti), ma alla fine non si perde il collegamento con il primo. Le definizioni per questo tipo di libri sono sempre approssimative, ma mi sembra possa parlarsi di un romanzo criminale politicamente scorretto. Possibile che i tutori dell’ordine e della legge non siano contenti della rappresentazione del rapporto tra istituzioni e crimine organizzato, ma se penso a certe descrizioni della narrativa di genere o del cinema statunitense sulla polizia corrotta, Pulixi scrive negli stessi termini di quella italiana, coinvolgendo anche magistratura e livelli politici e istituzionali più elevati. L’importante è non credere che sia vero, che sia vero a quei livelli di corruzione e illegalità. Tutto è politicamente scorretto perché i buoni qui sono i più brutali e corrotti tra i poliziotti, che uccidono, si fanno di tutte le sostanze del mondo, hanno accordi con tutte le organizzazioni criminali e, come qui accade, vengono utilizzati dallo Stato per gestire conflitti di mafia (meglio di ‘ndrangheta). Secondo me, Pulixi è bravo a descrivere situazioni e persone. Accordi criminali, agguati, omicidi (quasi sempre di delinquenti di alto livello, di organizzazioni criminali di varia provenienza etnica – a un certo punto 10 etnie che si spartiscono il territorio dello spaccio, sotto la supervisione del nostro Biagio Mazzeo, dirigente della sezione Narco della Polizia, sono coinvolte in un attacco frontale a un gruppo di ‘ndranghetisti), incontri tra poliziotti e delinquenti, poliziotti delinquenti/corrotti e poliziotti sani (ma saranno poi così sani, visto che poi si accordano con i corrotti?) e tutte le cose del genere criminale. Ci sono personaggi cui ci si affeziona, sempre della banda delle pantere (la sezione Narco della Polizia che da il nome al libro), personaggi che uccidono e fanno uccidere senza alcun rimorso morale, ma poi sono colti anche nei loro momenti di affetto/solidarietà/amicizia/amore. I noir/thriller/crime sono questo, storie ben raccontate (qui lo stile è centrato sui dialoghi), che definiscono personaggi che si ricordano e incastri narrativi e logici non banali. L’ho trovato molto americano, ma con qualcosa in più (forse solo la familiarità), perché in fatto di criminali qui da noi non temiamo paragoni