Il modo con cui uno scrittore rielabora il suo vissuto è ciò che lo connota rispetto a noi uomini comuni. La raccolta di racconti di Tennessee Williams (1911-1983) messi insieme da E/O in occasione del 103esimo anniversario della nascita, sono letteratura nel senso pieno del termine ma rappresentano anche una sorta di laboratorio, ove l’autore de Un tram che si chiama desiderio mette a fuoco le ragioni più intime della sua poetica. È lui stesso a fornire questa chiave di lettura nel racconto intitolatoLa somiglianza fra un astuccio di violino e una cassa da morto, nel quale, rivivendo la dolorosa separazione dalla sorella maggiore, afflitta da disturbi mentali, avverte l’impossibilità di trovare un significato soddisfacente alla vita, a meno che «mettendone insieme i blocchi in qualche altra maniera che sembri più significativa» non se ne trovi il filo conduttore, ovvero l’essenza di ogni essere umano.
L’uomo è ciò che desidera, e desiderio è la parola chiave che fa da trait-d’union fra i noti drammi di Williams e i singoli pezzi della raccolta. In L’innocenza della caramelle il desiderio è concepito come un impulso insopprimibile che amplia e nello stesso tempo restringe gli orizzonti, una auto-condanna che sradica dai confini angusti di una vita borghese al di fuori della quale, però, c’è emarginazione e follia. Impossibile limitarne la portata alla pura libidine: in che consisterebbe altrimenti l’oscuro carisma che rende indimenticabile a chi l’ha conosciuto il protagonista di Apollo Monco, un ex pugile che dopo aver perso un braccio sopravvive prostituendosi? Il desiderio è di fatto una grazia che diffonde luce sull’universo degradato delle metropoli d’America, abitato da affittacamere lascive e anziani bottegai che cercano sesso occasionale in un cinema di periferia (Caramelle al croccante, I misteri del Joy Rio).
Si tratta di una bellezza indefinibile, non salvifica, che ispira il delirio del poeta veggente (Il poeta) o la visione «d’una malinconica figura d’angelo» nella mansarda di un condominio dominato da miseria e disperazione (L’angelo nella nicchia). Ma rifulge anche nella galleria di figurine in vetro colorato diLaura, relegatasi in casa per paura di vivere (Ritratto di ragazza in vetro). È infine una forza che trascina verso percorsi imprevedibili la figlia di un intransigente uomo di Chiesa (L’uccellino giallo), nonché lo struggente rimpianto di averle preferito dopo la «fastidiosa giovinezza» una felicità dai colori sbiaditi (Il campo dei bambini azzurri).