Meglio tardi che mai, potrei dire un po' a malincuore perché mi toccherà recuperare i suoi scritti precedenti. Sto parlando di Fabio Bartolomei e Lezioni in paradiso è il suo primo libro che leggo, ossia Lezioni in paradiso, l'ultimo nato in casa e/o.
Per chi ancora non lo conoscesse, vi dico che le mie considerazioni sono delle più rosee. L'autore romano rintraccia nell'attualità tutti gli elementi per trattare di uno dei problemi più allarmanti della società italiana che ha escluso un'intera generazione ad accedere al mondo del lavoro. Un ritratto lucido, una scrittura diretta talvolta raggiunta da pennellate poetiche, Lezioni in paradiso è ironico, amaro, una storia fantasiosa che trova materiale nella realtà. Per me è una lezione di vita.
Costanza, una trentatreenne laureata, è riuscita a raggiungere il suo obiettivo: avere un lavoro a tempo indeterminato. Peccato, che il tanto agognato posto si trovi in paradiso. La ragazza, controllata da tempo dal capo e dai supervisori, è catapultata in una situazione di cui non riesce a comprendere molto. Il suo compito è quello di custode, dedicarsi a un diletto, Goffredo. Non potrà intervenire se non con qualche spintone, deve solo evitare che succeda qualcosa prima della scadenza naturale, ossia la morte. A Costanza tocca vegliare su quest'uomo insopportabile, direttore di un giornale di provincia con le ambizioni e la freddezza di un altissimo dirigente, che ha sempre confuso «il timore con la stima, l'opportunismo con l'amicizia».
A lei si aggiunge una folta schiera di custodi, i quali si sentono rinvigoriti dell'arrivo di Costanza e richiama l'accento sulle questioni interne ai custodi. Anche in paradiso ci sono problemi di meritocrazia e raccomandazioni, di nuove leve inadatte a ricoprire il ruolo assegnatogli. La banda degli invisibili potremmo definirli, per ricordare un precedente titolo dell'autore, le cui richieste e bisogni rimangono inascoltati.
Costanza dimostra una dedizione innata e amorevole nel prendersi cura del suo diletto, da suscitare polemiche per il suo operato tanto da mettere in crisi l'intera struttura gerarchica del paradiso.
A mio avviso, la lettura procede su due livelli narrativi differenti ma che trovano un punto di incontro nel finale. Costanza è la prova della bontà degli esseri umani, delle capacità mai premiate ma esistenti. In questa trasposizione si rivela tutta la precarietà contemporanea: è quasi una denuncia della perdita delle risorse intellettuali che non ha avuto il riscontro nel mondo lavorativo, è stata sfruttata senza attribuirle il giusto peso e valore, è stata alimentata da illusioni di potenza assoluta.
Tuttavia, la ragazza avrà un destino diverso: riuscirà a scoprire una forza interiore che equivale a quella creativa tale da farle comprendere che la soluzione è a portata di mano anche se impensabile e alquanto originale. Ecco perché ho definito questo racconto una lezione di vita e di speranza, forse.
«Tutto ha un significato, e accorgersene è l'unico talento di cui ogni essere umano dovrebbe disporre per essere felice: l'arte di stare al mondo». Una bella lezione da ricordare.