Pulcinella? È diventato un implacabile giustiziere che combatte la camorra
Autore: Francesco Durante
Testata: Corriere del Mezzogiorno
Data: 7 settembre 2014
Primo romanzo di una nuova serie pulp
Puccio D’Aniello, noto a Parigi come Paul Cinelle, è un ex della Legione straniera, e come tale ha imparato un sacco di cose sulle arti marziali. Sa, in particolare, assestare un colpo che, producendo il rinculo verso il cervelletto delle cartilagini nasali, mette fuori combattimento ogni avversario. Oltre a ciò dispone, per motivi che qui sarebbe lungo spiegare, di un notevole patrimonio personale, di sofisticatissime apparecchiature, e di un odio senza quartiere nei confronti della famiglia camorrista che tiene sotto scacco l’intero quartiere napoletano della Sanità. Con gli Sparaco ha un conto aperto: sono loro ad aver provocato la morte di suo padre, e Puccio ha giurato di estirpare il male alla radice. Per farlo, diventerà una specie di supereroe, ma molto particolare. Indosserà un costume e una maschera da Pulcinella e, affamato come lui, ma di giustizia, si dedicherà a combattere le forze del crimine.
Chi ha paura di Pulcinella? è il romanzo d’esordio dello sceneggiatore napoletano (trapiantato a Roma) Massimo Torre. Le edizioni e/o ci puntano molto, e già annunciano i titoli dei tre prossimi romanzi della serie: «Uccidete Pulcinella», «La giustizia di Pulcinella» e «Pulcinella sotto terra». Non male, come inizio, e come premio per un’idea decisamente coraggiosa. Perché forse poche figure, quanto quella di Pulcinella, potrebbero risultare insopportabilmente oleografiche, stucchevolmente folkloristiche, inaccettabilmente ambigue al pubblico dei libri. Ma la scommessa sta tutta qua: nel prendere qualcosa che gronda frusta napoletanità da tutte le parti, e trasformarlo in un inatteso emblema di riscossa morale, e sia pure di una moralità sui generis, tutt’altro che modesta e castigata, condita com’è in salsa apocalittico-pulp.
Come si conviene in questi casi, infatti, i cattivi (gli Sparaco e tutti gli affiliati alla loro «Compagneria», ma anche i clan avversari, come quello degli «Arrevotati») sono cattivi oltre ogni immaginazione. Il grande capo, don Clemente detto «’o fravecatore», gode nello spiare l’agonia delle proprie vittime che ama murare vive. Suo figlio Ciro tiene in gabbia molte giovani donne, allevandole come cani, al solo scopo di soddisfare a piacimento i suoi istinti bestiali. Meritano dunque punizioni tali da eccedere ogni immaginazione, e da funzionare come fulgidi esempi in un quartiere che non appena vede i prepotenti mordere la polvere sembra voler timidamente risollevare la testa. Capita per esempio all’inizio, allorché Pulcinella, a coronamento della sua prima impresa, cattura Ciro e lo espone, nudo, a un pubblico supplizio con regolare contrappasso.
Si scatena così la guerra, e sarà senza esclusione di colpi. Vedremo Pulcinella muoversi velocissimo nei sotterranei della città a bordo del suo monopattino elettrico; lo vedremo, provetto hacker, scrutare le mosse dei suoi nemici attraverso i suoi numerosi monitor, e piombare implacabile ovunque ci sia bisogno di lui. Lo sentiremo, anche, parlare come un vero Pulcinella della commedia dell’arte, e muoversi coi suoi buffi inchini e scappellamenti da palcoscenico. Non mancherà la storia d’amore tra lui e la graziosissima Rosa Bellella, sfuggita alle grinfie di Ciro Sparaco. Il tutto, mentre la magistratura, inerte, sembra più interessata a liberarsi di quel giustiziere che a perseguire i veri malvagi; e misteriosi ottimati, coinvolti peraltro nel progetto di spargere per Napoli il virus di un’influenza letale di cui solo una multinazionale svizzera possiede l’antidoto, assistono preoccupati agli eventi.