Trame viennesi
Autore: Mario Fortunato
Testata: L'Espresso
Data: 14 agosto 2014
Ho letto "La melodia di Vienna" di Ernst Lothar (Edizioni e/o, traduzione di Marina Bistolfi, pp. 604, €18) con il trasporto che solo i grandi romanzi classici possono trasmettere. E mai come in questo caso mi sentirei di consigliarlo a chi è in vacanza o sta per andarci: perché, travolto da una trama che non risparmia nulla (guerre, amori infelici, conversioni religiose, balli, duelli, avvelenamenti, tragedie politiche & commedie umane), il lettore non può staccarsi dal libro, se non all'ultima pagina, non essendosi nel frattempo accorto che le ore sono volate via in un soffio.
Uscito in tedesco nel 1947, in Italia il romanzo di Lothar (1890-1974) vide per la prima volta la luce nel 1982, ma senza clamore. Eppure si tratta di un racconto trascinante, oltre che dell'affresco della società viennese tra il 1880 e la fine della Seconda guerra mondiale. A fare da trait d'union, la storia della famiglia Alt, proprietaria di una fiorente azienda che produce pianoforti, emblema di quella borghesia agiata e severa che fu la spina dorsale del regno di Francesco Giuseppe e i cui valori si sbriciolarono alla morte dell'imperatore. I vari componenti della tribù - riunita nel palazzo sito al numero 10 di Seilerstatte - incontrano quasi tutti i protagonisti della storia, incluso un giovane e inetto Adolf Hitler, bocciato agli esami di ammissione di una scuola dell'arte.
Naturalmente, armato del famoso senno di poi, il lettore sa fin dall'inizio a quale catastrofe storia l'Austria e gli Alt andranno incontro, e tuttavia l'intreccio tra vicende private e pubbliche è così genersoamente tessuto, senza timore di scivolare nel feuilleton, che non si può non essere risucchiati in un polt tanto ricco di sorprese. Peccato soltanto che l'autore si abbandoni a una lunga tirata retorica che un po' fa stonare la sua dolce melodia così beatamente "old-fashioned".