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La melodia di Vienna - Ernst Lothar

Autore: Elisabetta Bolondi
Testata: Sololibri
Data: 10 luglio 2014

“Se avete amato ’La famiglia Karnowski’ di I.J. Singer e le atmosfere di Downton Abbey, vi innamorerete de "La melodia di Vienna", la storia avvincente di una nobile famiglia sospesa tra due secoli, dal 1888 al 1945, testimone privilegiata di un’Europa al culmine dello splendore e della decadenza.”

Questa è la migliore introduzione al romanzo dell’austriaco Ernst Lothar, pubblicato in inglese a New York nel dicembre del 1945 e solo negli anni cinquanta riproposto in tedesco e pubblicato nella patria dello scrittore; ora la e/o ce lo presenta nella traduzione italiana di Marina Bistolfi ed è un bel regalo per i lettori italiani.

Il libro è un’epopea che, nel raccontarci la storia di una grande famiglia viennese, ci aiuta e ripercorrere analiticamente le vicende di una capitale politica e culturale colta nella fase del suo massimo splendore mentre si avvicinano le nubi che porteranno alla dissoluzione dell’impero asburgico e poco dopo alla occupazione da parte del nazismo hitleriano di ciò che restava di quell’impero millenario.

Protagonista della storia è la famiglia Alt, il cui capostipite, Christoph, fondatore di una fabbrica di pianoforti, costruisce nel 1790 una casa di tre piani, all’indirizzo Seilerstatte 10, dove la famiglia abiterà per lungo tempo; il romanzo si apre con il matrimonio osteggiato di Franz con una giovane e fascinosa ragazza ebrea, Henriette Stein. 
Figlia di un personaggio in vista nella Vienna del tempo, in realtà la ragazza accetta di sposare Franz Alt per riparare ad una situazione scabrosa: ha avuto una relazione segreta con l’erede al trono, Rodolfo d’Asburgo, sposato e infelice, il quale, non potendo averla per sé, accetta rapporti con giovani donne compiacenti finché non si suicida nel castello di Mayerling proprio nel giorno del matrimonio di Henriette.
La vita della giovane sposa cambierà totalmente e malgrado dal suo matrimonio nascano tre figli, Hans, Franziska, Hermann, il rapporto con suo marito e la famiglia di lui resterà freddo e distante.

Nella casa abitano i fratelli di Franz, il maggiore, giudice Otto Eberhard, capofamiglia fedele alle istituzioni imperialregie e al vecchio Francesco Giuseppe, e le sorelle Pauline e Gretel; solo i cognati sembrano accogliere la giovane Henriette troppo elegante, troppo superficiale, troppo chiacchierata; la nipote Christine, infelice, cerca nella giovane zia un affetto che però non è ricambiato e anche questo avrà uno strascico nella vita difficile che aspetta la sempre bella Henriette.

Hans, il primogenito, è il personaggio centrale del romanzo, quello intorno al quale viene costruita la parte più interessante del libro, che ricostruisce le vicende dell’Austria coinvolta dopo l’attentato di Sarajevo nella Prima guerra mondiale. 
Durante il conflitto Hans viene fatto prigioniero mentre il fratello Hermann, uscito indenne dai combattimenti, si prepara a inseguire i suoi sogni di gloria e di potere, allorché, dopo la breve e sanguinosa parentesi socialista, il nazionalsocialismo fondato dall’austriaco Adolf Hitler, bocciato all’accademia di arti viennese, prende il potere in Germania e si avvia all’Anschluss, che vedrà proprio Hermann protagonista dei fatti drammatici della “finis Austriae”.

La Belle Époque, che aveva visto Vienna al centro della cultura europea, che aveva espresso artisti e scienziati innovatori, Freud e Schnitzler, Rilke e Grillparzer, Klimt e Schiele, Mahler e Strauss, Von Hoffmansthal e Zweig, Jung e Werfel, Kafka e Kraus, vede l’Austria ora ridotta ad un piccolo stato senza importanza, dopo essere stato per lungo tempo un impero che pretendeva di unire popoli diversi, cechi e italiani, slavi e magiari, sotto un’unica regìa, quella conservatrice ed autoritaria del decrepito imperatore, che aveva reso infelice fino al suicidio il suo unico erede, e ridotto ad una sudditanza ingiusta troppi popoli europei troppo a lungo.

I personaggi di questo libro sono indimenicabili: la suora Christine, il maggiordomo Simmerl, il pittore Dauffer, il nazista Hermann, la giovane e dissennata Martha Monica, sorella minore dei ragazzi Alt, e, forse il più originale e meglio riuscito, Selma, la giovane anticonformista moglie di Hans, attrice di teatro, simbolo di una nuova Austria libera e moderna, nella quale le donne possono avere i capelli corti, studiare e lavorare. Ma Selma è ebrea, e malgrado l’amore sconfinato che le riserva il marito Hans, non potrà imporsi con le sole forze della sua intelligenza, né alla famiglia Alt né alla società di cui quella famiglia è espressione apparentemente trionfante, anche se ormai per poco.

Le riflessioni dell’austriaco Lothar, esule in America perché ebreo, critico ma fortemente innamorato della sua terra, patria della musica e della bellezza, si possono sintetizzare nelle parole che mette in bocca al suo personaggio nella parte finale del romanzo:

“Non è un caso che la musica dell’anima sia stata creata in Austria. Non è un caso che Mozart sia nato a Salisburgo e Schubert a Vienna… Si può vivere anche senza Mozart e Schubert? No! Per vivere e per morire v’è bisogno dei valori da essi rappresentati, e che verranno rappresentati da altri uomini e geni a venire!”