Le trincee hanno spaccato la terra “a furia di mine”. L’acqua deve essere trasportata e spesso manca. I soldati sono esausti e bloccati dentro quella terra infelice, ma da lì bisogna pur sempre andarsene per continuare a compiere il proprio dovere, che sarebbe quello di morire… Durante uno scontro a fuoco fra italiani e austriaci, un soldato italiano scompare. I suoi compagni terrorizzati credono che si sia venduto al nemico, ma è uno di loro che racconta la verità, questa però non serve a nessuno, salvo generare angoscia… Giambattista Frascalani è sergente maggiore del 402° Fanteria, decorato con una medaglia d’argento. Lui se ne vanta mostrandola in tutto il suo splendore, ma come gli ricorda il suo tenente Eduardo Brucati è meglio non dare troppo nell’occhio. Però Frascalani “aveva la mania di figurare” perché quella medaglia se l’era guadagnata facendo catturare 49 austriaci dicendo che sul fronte italiano si mangiava decisamente meglio… Il capitano Tancredi è uomo d’azione duro e puro. Un giorno deve necessariamente recarsi di persona da una bella contessa per informarla della dipartita del di lei marito. Si porta con sé un azzeccagarbugli che ha evitato il fronte, che non perde tempo a impalmare la giovane vedova… Quattro racconti di De Roberto compongono la raccolta editata dalle edizioni E/O per la celebrazione dei 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale. Tutte composte fra il 1919 e il 1923, in origine pubblicati su giornali e riviste e poi oggetti di varie raccolte, queste storie segnano la principale e più lucida visione anti-interventista di De Roberto (ormai al tempo maturo e prossimo alla morte). Sviluppati attraverso diversi registri narrativi, i racconti oscillano da una visione più cupa e drammatica – La paura e Rifugio – passando per una più goliardica – La retata – e per finire con uno stile in apparenza da romanzetto d’appendice – L’ultimo voto. Senza dubbio il più riuscito è il primo, per come prende in esame l’angoscia e la solitudine dei singoli soldati bloccati in trincea. De Roberto coglie perfettamente l’essenza di una violenza più psicologica che fisica. La struttura narrativa non a caso possiede una forte impostazione da teatro classico. Una scrittura priva di falsi moralismi e di retorica: “Nell’orrore della guerra l’orrore della natura”. Semplice, pulito, crudele, bellissimo. Indipendentemente da tristi anniversari, un autore da riscoprire o scoprire.