Dal Premio Calvino 2013 un altro interessante esordio: le riflessioni dal sapore agrodolce di un cinico gigolò
Il Premio Calvino dello scorso anno ci ha regalato un’altra bella sorpresa. Come per la felice opera prima di Domenico Dara, Breve trattato sulle coincidenze (Nutrimenti), tra i finalisti della passata edizione spicca l’esordio del romano Andrea D’Urso, intitolato Just a gigolò , edizioni e/o.
È una sorta di diario di pensieri e riflessioni, snocciolati dal protagonista e voce narrante Pino, di mestiere, appunto, gigolò. È un ex discreto calciatore che si è dato alla prostituzionecome facile via per una vita agiata. Nella sua narrazione, che talvolta appare disordinata come un’informale chiacchierata, si trova il ritratto di una società sempre più lontana dagli affetti. Nel cinismo mai arrogante, e nell’innocente incapacità di provare sentimenti di Pino, si può leggere il riflesso di quella libertà individualistica sempre più ricercata nella nostra contemporaneità.
Il titolo originale del romanzo, con il quale venne presentato al Premio, era Nomi, cose, città, proprio come il famoso giochino. Ogni capitolo del libro, in effetti, è titolato con un nome, un sostantivo o un luogo, che diventano i punti di partenza delle riflessioni del protagonista. Si parla delle donne più o meno attempate, belle o brutte, con cui Pino ha avuto a che fare lungo la sua carriera, delle città che ha potuto visitare e di oggetti, sentimenti e situazioni che in qualche modo lo hanno toccato e influenzato. Tra questi sono ricorrenti i ricordi di un’infanzia segnata da un padre violento e una madre assente affettivamente, e una sorella maggiore sopraffatta dalla vita e distrutta dalla droga.
Pino è un antieroe, apparentemente freddo e incurante di qualsiasi cosa, anche del suo stesso malessere interiore, che traspare soprattutto nei ricordi familiari. Ma è difficile non nutrire un moto di simpatia e di empatia nei suoi confronti. Del resto, Andrea D’Urso ha saputo costruire e raccontare con maestria una versione estremizzata di un’alienazione sentimentale molto diffusa, che in molti hanno provato almeno una volta nella vita. E lo fa strappando anche più di un sorriso al lettore.