La letteratura a volte anticipa la realtà e genera virtuosi cortocircuiti. Il cromosoma dell’orchidea di Carlo Mazza è un noir che offre una visuale differente sui rapporti incestuosi tra politica, affari e burocrazia; a pochi mesi dalla prossima tornata di elezioni amministrative ed europee apre uno squarcio nella retorica dell’impegno dello spazio pubblico. L’autore, che si ispira agli americani John Steinbeck e in parte a Niccolò Ammaniti, ha elaborato una trama narrativa fluida ed efficace, cesellando i profili psicologici di personaggi che diventano strada facendo tasselli di un riuscito mosaico finale.
Mazza è al lavoro su una trilogia e, dopo il successo del primo libro, Lupi di fronte al mare, (ambientato a Bari), stavolta localizza la vicenda romanzesca in una realtà immaginaria che lascia però trasparire tante similitudini con le vicende giudiziarie e di malaffare diffuso dal capoluogo pugliese. Del resto lo scrittore é culturalmente cresciuto nel Pci e riversa nelle storie la tensione verso la “questione morale” berlingueriana, oltre ad un approccio antinarcisista, secondo la formula di Franco Cassano ne L’umiltà del male. Il presunto suicidio di un ambientalista, Lorenzo Vinciguerra, è il punto di partenza di un intreccio nel quale ci sono tanti uomini grigi. Impastati della gelatinosa connivenza tipica del sottobosco amministrativo meridiano, dove il confine tra corrotto e corruttore spesso diventa indistinguibile. Risalta la spregiudicatezza degli imprenditori del mattone che maneggiano il vocabolario del comparaggio, con aperture sibilline al politico di turno: “per le maestranze dei loro cantieri, attuali e futuri, si impegnano ad assumere una quota parte di persone segnalate da te. Le campagne elettorali non si fanno solo con i soldi, servono anche i posti di lavoro, no? Quanto alle nostre esigenze, avremo tempo e modo di parlarne nei prossimi giorni”.
Tra tanto scaltri maneggioni brilla la semplicità del capitano dei carabinieri Antonio Bosdaves, della consigliera comunale Pasqualina Bernaus e della giornalista Martina Bizantino. Infine Mazza disegna un fantomatico imprenditore turco che vuole acquistare la squadra di calcio della città (e le cronache di questi giorni segnalano l’interessamento di un magnate ottomano per Bari) e soprattutto condisce ogni capitolo con seducenti richiami al buon vino e alla cucina tradizionale.