Rimini, due sconfitti, Lise e Adelmo, un incontro sorprendente, qualcosa che somiglia all'amore. Massimo Carlotto - uno dei "figli" letterari di Grazia Cherchi - resta fedele alla casa editrice e/o, meno alle sue storie noir, tanto più che non c'è traccia, stavolta, del suo Alligatore, investigatore border-line che ha inventato una ventina d'anni fa. Ha tirato fuori dal cilindro un racconto insolito per la sua produzione, "Il mondo non mi deve nulla" (106 pagine, 9,50 euro). La tedesca Lise (sua la frase che dà il titolo al libro è una ex croupier che per qualche investimento sbagliato è finita quasi sul lastrico, almeno per i suoi standard di vita, Adelmo ha una quindicina d'anni in meno rispetto a lei, è soggiogato dalla moglie, la Carlina, ed è un operaio licenziato "riciclatosi" ladro. C'è humour e ci sono i sentimenti nell'attimo in cui le loro vite s'incrociano, cioè quando Adelmo s'intrufola nella casa della donna, in viale Principe Amedeo, per rubare. Ed inizia un confronto impari, almeno sul piano psicologico.
Più intima di quanto abbia scritto in precedenza Carlotto - a distanza siderale da "Le vendicatrici" - è una storia che s'aggrappa alla realtà della crisi economica. La lettura tutto sommato tiene compagnia, quella del "Il mondo non mi deve nulla", i dialoghi sono veloci e asciutti, ma non magistrali, i due personaggi non particolarmente accattivanti, eppure l'autore padovano sa tenere bene le redini di una storia teatrale, sa spiazzare il lettore e lo conduce verso un finale riuscitissimo, con un colpo di scena.