Siore e siori, ci si lasci il moto dorgoglio daffermare che lo avevamo detto. Con tutto limbarazzo di vestire i panni del polpo Paul, la verità è che cabbiamo preso in pieno. Due anni fa, parlando di Una sporca storia (qui la recensione tratta da Macondo del 23 giugno 2012), prima parte della saga di Biagio Mazzeo e primo lavoro individuale di Piergiorgio Pulixi, chiudemmo la nostra recensione scrivendo così: Mazzeo tornerà, eccome se tornerà. Nel suo destino cè buona parte del futuro del noir italiano. Eccolo, quel futuro. È arrivato. È adesso. Perché Mazzeo, sbirro corrotto, boss della Narcotici, capo di una famiglia in cui non esiste parentela di sangue ma che col sangue e nel sangue suggella la sua unità, è vivo come mai. Infoiato e adrenalinico. La notte delle pantere, titolo del secondo libro di Piergiorgio, edito ancora dalla E/O nella collana SabotAge, suggella la fortuna di un personaggio spietato e crudele, violentemente noir. Troppo vero per essere buono. Troppo feroce per essere giusto. Perché giusto non lo è, Mazzeo. Non ha scrupoli nascosti dietro il sipario ghiacciato dei suoi occhi. Usa la legge come un grimaldello, come una spranga da pestaggio, come un manganello da sevizia. Il suo solo onore è la Squadra: Giorgio, Claudia, Luca, Vito, Oscar, Mirko, Carmine. Per loro, per la Squadra, è pronto a tutto. A finire in carcere, ad accettare un patto di collaborazione con lo SCO per evitare una guerra di ndrangheta tra vecchi meridionali tradizionalisti e nuovi settentrionali secessionisti, a corrompere e uccidere, a pestare donne e bambini. Come se non bastasse, in ballo, cè una partita di coca di quelle da svoltare, roba da milioni di euro. La partita delle partite. Quella sottratta ai calabresi di Natale Pugliese che, pur di riaverla, sarebbe pronto a spargere odore di zolfo per tutta la città. La notte delle pantere è quella della resa di conti. Resta in soffitta lumanità, scende in strada la brutalità. Chi più sa farne uso, più ha speranze di uscirne vivo.
Spietato e fulminante, ruvido e devastante, emotivo e sconvolgente, doloroso e dirompente. Leggere La notte delle pantere è come giocare una partita a dama contro Lucifero in persona: mai a capire quello che può succedere se distogli un attimo lo sguardo dalla scacchiera. Un secondo sei sulla terra, seduto in un tram o sul divano di casa, e un istante dopo a bordo di un ottovolante in discesa, direzione inferno, con Mazzeo alla guida. Occorre sempre stare allerta con Pulixi. Il suo è un libro che strapazza i sensi. Li prende a pugni, li malmena. Intontisce come una testata sul naso. Un composto di ignoto, vento caldo in faccia, adrenalina, ansia, spavento. Ma anche una riproduzione fedele, sebbene a tinte fosche, di unItalia sciocca e corrotta, corrosa dentro dalla bramosia di potere, lercia di denaro, e arrugginita nellanima dalla troppa esposizione alle intemperie del servilismo e della sopportazione. È lItalia nera delle trattative e delle vittime sacrificali, lItalia dei colpi di Stato sventati dietro le porte del Quirinale e dei media controllati, lItalia delle stragi e dei capri espiatori, lItalia in cui buoni e cattivi sono ipotesi su carta, lItalia a rovescio, dove a volta giustizia e ingiustizia si equivalgono: stessa per cattiveria.
Dannato Pulixi e dannata la sua scrittura, acre, veloce e stordente come un sorso di una tequila tracannata dun fiato a tremila metri daltitudine. Ti leva ore di sonno, con lasimmetria perfetta di una trama complessa, con lintrigo di personaggi che si amano o si odiano, con luno-due di dialoghi rapidi e violenti come una capoeira, con la composizione di una saga che è destinata a fare scuola di noir. Alziamo i bicchieri, e brindiamo allora: Pulixi è tornato.