Mentre i suoi testi teatrali vanno in scena in tutta Europa, Schmitt torna alla narrazione. Con cinque intriganti racconti sullamore.
Fata morgana nel deserto, idealizzazione o immaginazione, lamore cosè? Mentre sociologi, psicanalisti, filosofi si rompono la testa per comprenderne il senso, poeti e narratori da sempre ne cantano le lodi. Il modo in cui Eric-Emmanuel Schmitt scrittore, filosofo e drammaturgo francese, intende lamore è abilmente descritto nei cinque racconti che compongono La sognatrice di Ostenda (e/o edizioni), un libro in cui temi come la passione, linganno, la cura dalla solitudine e lattesa sono stati scrutati negli aspetti più nascosti. Il primo racconto narra la storia di uno scrittore approdato sulle rive del mare del Nord per dimenticare un amore finito male. Lì incontra Emma Van A, che gli racconta la sua storia: un unico amore che non ha lasciato posto ad altri. Travolgente e folle da non sembrare vero «A Ostenda, in una sala da tè, - racconta Schmitt vidi una vecchia signora affascinante vantarsi con degli amici di essere stata amata da qualcuno molto importante di cui non poteva dire il nome. Lascoltavano con gentilezza, senza crederle davvero. E se fosse vero? Mi dissi. Da lì desiderai scrivere un libro dove il lettore sarebbe stato costretto a chiedersi molte volte, cosa è vero e cosa è immaginato». E se lamore è passione travolgente, anche fuga per farsi prendere, miraggio per cui limmagine apparente muta velocemente forma e sembra sempre irraggiungibile, per Schmitt « non è conoscenza, né possesso ma la frequentazione assidua di un mistero, scelta dellavventura, viaggio per uscire da sé e andare verso la complessità della vita».
Dunque lamore ha tante facce e non può sicuramente fare a meno di un rapporto tra due persone e di una certa fantasia. Perfino la letteratura per Schmitt è una forma di amore altrettanto vitale: «La letterura è il dominio del mentire-dire il vero, come diceva Argon. Quando ero giovane ero come il personaggio positivista razionalista del racconto Cattive letture che rifiuta la letteratura coma regno dellarbitrio. Ora ho capito che essa è anche un mezzo per scoprire la realtà nella sua complessità».
I racconti fondono leggerezza e gravità, riflessione e finzione fino a farci vedere che molti fatti della vita sono determinati dallimmaginazione come nel racconto La donna col bouquet: da 15 anni, ogni giorno la signora Steinmetz, con un mazzo di fiori arancione, aspetta qualcuno al binario 3 della stazione di Zurigo. Follia o mistero? Anche la semplicità del linguaggio è necessaria per colpire nel segno e andare oltre lapparenza: «La semplicità è allo stesso tempo un ideale e loggetto di un lavoro assiduo, se non fossi chiaro e accessibile, se dietro a qualsiasi storia non avessi una favola che dà un senso, avrei limpressione di tradire». Quanto lo studio filosofico ha influito sui suoi romanzi?«Credevo che la filosofia mi avrebbe dato accesso alla verità, che mi avrebbe spiegato perché sono nato, vivo, muoio e soffro. Non cè ununica risposta. Quella filosofia dava solo delle finzioni esplicative, delle ipotesi. Da allora pensai la filosofia come lapprofondimento di interrogativi, come una ricerca per meglio vivere con se stessi e con gli altri. Così ho ritrovato lideale antico della filosofia: la ricerca della saggezza. Quindi la letteratura è divenuta il supporto della filosofia perché rappresentando la vita, rimette le questioni filosofiche nel cuore della vita, nel sangue, nelle emozioni, nella fantasia, nel desiderio. Spesso quando leggo un banale trattato filosofico mi sembra di consumare le ceneri, io preferisco il fuoco».