Sono due prodotti della crisi, Adelmo e Lise, i protagonisti di Il mondo non mi deve nulla, romanzo breve di Massimo Carlotto. Il primo si è inventato ladro dopo essere stato licenziato dalla fabbrica in cui lavorava; la seconda, tedesca, ex croupier sulle navi, ha investito i suoi risparmi in derivati e, ovviamente, ha perso tutto. I due si incontrano in una sera di primavera, a Rimini: Adelmo entra in un appartamento credendolo vuoto e invece ci trova Lise, vestita di tutto punto, sdraiata su un divano. E disperata. Lise vuole morire: con gli ultimi soldi avanzati dal pessimo investimento può campare solo un altro anno, dopodiché sarà sul lastrico. Per questo, piuttosto che affrontare l’onta, chiede ad Adelmo di assassinarla – in cambio, ovviamente, del gruzzolo. Che non è nemmeno una somma indifferente: 120 mila euro, perché Lise ama la bella vita, e per lei 10 mila euro al mese è l’ideale di cifra dignitosa.
Carlotto, insomma, parte come sempre gli accade dall’attualità per tratteggiare, stavolta, una storia decisamente più leggera, carica di humor, venata di sentimento, paradossale. Adelmo è il tipico esempio di italiano medio colto alla sprovvista dalla crisi: «A me m’avevano detto: adesso studi all’istituto professionale, poi te ne vai in fabbrica fino alla pensione. […] Mica mi avevano detto: guarda che a quarantacinque anni ti buttiamo fuori e lavoro non ne trovi più». La reazione, allora, è semplice: «In questo mondo di ladri, rubo anche io». Solo che, ovviamente, non è così facile, soprattutto quando la tua vittima non solo non ha paura, ma è anche testarda, orgogliosa, pignola come Lise. Di un decennio più vecchia di Adelmo ed infinitamente più furba, la tedesca ha commesso nella vita un solo errore: dare fiducia ad una “sgualdrina”, una banca, che l’ha convinta a investire in titoli tossici. Per lei, abile a mentire, ad ingannare, anche al tavolo da gioco, «la menzogna della banca è troppo grande, inattaccabile». Il suo dramma – e come lei, quello di tanti, oggi – è che non ha più crediti da riscuotere, il mondo non gli deve più nulla. No, per Lise è meglio la morte.
Carlotto si diverte ad intrecciare due destini di ordinaria disperazione, in una Rimini sospesa, che attende l’arrivo dei turisti. Adelmo e Lise, nella menzogna complessiva di uno sviluppo industriale e di una finanza che mietono vittime, si scambiano tenerezze sincere anche se fugaci. Lo scrittore mantiene un buon ritmo, tratteggia caratteri magari prevedibili ma con qualche sfumatura interessante (Lise, ovviamente, ma anche il rapinatore tiranneggiato dalla moglie arpia Adelmo). Qua e là c’è qualche banalità, soprattutto nei dialoghi, ma la lettura de Il mondo non mi deve nulla è sicuramente un esercizio gustoso, anche se lascia l’amaro in bocca.