L'incipit. Ci sono tre valide argomentazioni che mi fanno ragionevolmente supporre di non essere un matematico. La prima è che i migliori matematici sono morti prima di compiere quarant'anni. La seconda è che i veri matematici hanno scoperto almeno un teorema. La terza è che odio il cricket. Un matematico non può che essere un buon matematico, altrimenti non lo è affatto.
La trama. Queste furono le ultime parole pronunciate dal professor Ernst Love prima del ricovero. Il protagonista del romanzo di debutto di Stefania Piazzino L'uomo che credeva di essere Riemann (e/o), come suggerisce il titolo, è un matematico di fama mondiale che a un certo punto impazzisce, esce di senno, perde la testa. I segni di squilibrio sono dovuti a una notizia sconvolgente: la famosa ipotesi di Riemann, sulla quale generazioni di studiosi si sono arrovellati, è stata finalmente dimostrata. Il professor Love subisce uno sdoppiamento della personalità e si reincarna in Riemann, un matematico di Gottinga vissuto realmente nell'Ottocento, autore di un teorema sulla distribuzione degli zeri non banali alla base della teoria analitica dei numeri e dei sistemi di sicurezza (bancomat, pagamenti online, apparati bellici) che fanno parte del mondo contemporaneo.
Lo stile. Il libro segue Love nel suo dialogo con lo psichiatra che cercherà di guarirlo, riportandolo nel presente, con una suspense che si scioglierà solo nelle ultime righe. Attraverso pagine poetiche sui numeri, ricche di aneddoti sulle biografie stravaganti dei grandi uomini di scienza, Stefania Piazzino ci costringe a riflettere sul rapporto tra realtà e immaginazione, sulle possibilità della mente umana: «Nessuno ci può rubare il nostro intelletto, si ricorda? Non mi hanno rubato niente, è al sicuro qui dentro, solo io posso decidere cosa farne», dice Love allo psichiatra, citando il suo collega André Weil, un matematico francese del XX secolo.
Pregi e difetti. A scuola la odiavamo tutti, eppure la matematica negli ultimi anni porta fortuna, è diventata la musa degli intellettuali. Da La solitudine dei numeri primi, esordio record di Paolo Giordano, al film Premio Oscar A Beautiful Mind, al successo popolare di uno scienziato come Piergiorgio Odifreddi. Stefania Piazzino, nata sul Lago D'Orta 37 anni fa, si sposta tra un mestiere e l'altro, tra Milano e la moda - realizza gonne di tulle e braccialetti - «molte faccende e nessun titolo particolare», come dichiara con ironia. Finge di non sapere perché scrive, ma lo fa con passione e coraggio. Dopo questo libro non diventeremo geni, e forse è meglio così, ma capiremo il motto del poeta e pittore William Blake: «Ciò che oggi può dimostrarsi, una volta fu solo immaginato».