Il colore della copertina non mente, nero come noir. Ci troviamo di fronte l'ultimo romanzo di Massimo Carlotto, Il mondo non mi deve nulla. Ho letto questo agile libretto in poco più di ora, su alcuni passaggi sono tornata più volte perché non amo il genere, ma ho apprezzato tanto questa lettura.
Stasera mi butto, ci voglio provare
stanotte me lo sento
non mi può andare male...
Canticchia Adelmo, ladro per necessità, mentre si intrufola in una casa attraverso la finestra che si affaccia su una via deserta. Un vero colpo di fortuna, dopo tanto affannarsi. L'abitazione promette bene, si trova in una palazzina abitata da gente agiata. E Adelmo pregusta il ricco bottino che gli potrebbe fruttare un po' di denaro per sopravvivere alla vita e all'isteria di Carla, sua moglie.
L'appartamento non è disabitato, Adelmo viene sorpreso da Lise, la proprietaria di origine tedesca che l'osserva silenziosamente distesa sul divano. «Faccia come se non ci fossi».
Adelmo si stupisce di tale reazione, è diffidente, crede che possa essere una trappola. Comincia, così, tra i due un serrato confronto con risvolti comici, cinici, inverosimili. Come è la richiesta di Lise.
Lise e Adelmo sono personaggi in apparenza antitetici. Lisa è un'elegante sessantenne che vive a Rimini dopo aver trascorso parte della sua vita come croupier sulle navi da crociera. Adelmo, invece, a quarantacinque anni è stato licenziato e ora un nuovo lavoro non riesce a trovarlo perciò ha iniziato a rubare: «in questo mondo di ladri, rubo anch'io».
L'uomo rimane subisce il fascino della sua intelligenza e della sua bellezza.
Inizialmente, è un rapporto sbilanciato dalla volgarità e dalla grettezza, un lei e un tu che si livellano solo quando Lise lo implora «Ascoltami, sono disperata».
La donna racconta ad Adelmo sprazzi della sua vita, quella vita a cui l'uomo aspira, e la ricorda anche a sé stessa durante il bagno tra schiume e profumi. Sì, Lise confessa l'adrenalina che inizialmente provava al tavolo da gioco, la seduzione degli occhi, fino alla menzogna più cocente che reca il nome di Ferdinando sinonimo di amore e di attesa infinita. La voce è malinconica e confida il desiderio di essere pronta ad abbandonare tutto.
Il rapporto piano piano si spoglia di ogni difesa e trova comprensione e affetto, sollievo momentaneo dal passato. E il gioco si ripete per giorni.
Dicevamo personaggi antitetici, appunto, ma trovano l'accordo musicale su ciò che è stato.
Per Lise il passato è fallimento, la falsa felicità camuffata dal denaro, l'assale la paura di un presente spietato. I ricordi sono l'illusione della realtà, dell'inconsistenza.
Per Adelmo è infelicità perché il passato coincide con il presente: l'insicurezza e miseria, è tempo non vissuto con leggerezza e una quotidianità miserevole e ingannevole. Però in lui, a differenza di Lise, c'è un labile segnale di rivalsa e di vigliaccheria che lo salverà. C'è molta saccenteria nelle parole di Lise, che ritrae, senza conoscerli, quella vita ingannevole e miserevole di Adelmo e Carla. Ecco perché dice che «la menzogna è l'unico, vero strumento di sopravvivenza a disposizione dell'essere umano».
Infine, aleggia nei discorsi dei due, Carla, figura marginale nella vicenda ma capace di una determinazione violenta e egoista, manovrando nell'ombra i fili del gioco.
Una storia che ha uno sfondo sociale ben definito, l'attuale crisi economica ed entrambi sono vittime di questo tempo – espressione quanto mai veritiera e che trova spazio nell'ampia casistica letteraria – in cui le speculazioni finanziarie e la precarietà si identificano con la menzogna, pane quotidiano e disperazione per Lise.
Carlotto è una piacevole sorpresa, apprezzato sempre più mentre mi addentravo nella lettura. All'inizio, mi aveva spiazzata, non riuscivo a capire dove dovesse andare a parare, poi ho trovato chiarezza. A mio avviso, il libro è da leggere una seconda volta per cogliere quelle ondate di umorismo che a prima lettura ho faticato a comprendere.
Un noir nei tratti più essenziali, ma soprattutto una storia che brucia di due vicende umane che hanno il sopravvento su tutto.
La scrittura è vivace e scorre senza intoppi, anche perché la struttura per buona parte è sostenuta dal dialogare dei due personaggi. È una lettura rapida e bella.
Insomma, un romanzo che ha la perfezione di un racconto. Adoro il finale e io, che non ho predisposizione sopraffina per questo genere letterario, non avrei immaginato un colpo di coda così azzeccato.