La strage lenta e inutile dal fronte degli scrittori
Autore: Paolo Mauri
Testata: La Repubblica
Data: 10 marzo 2014
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De Roberto scrive La paura per descrivere l'assurdità della guerra e naturalmente, siamo nel '22, trova difficoltà a pubblicare il racconto. L'azione ci porta in trincea, al fronte. Noi, grazie a De Roberto, siamo in mezzo alla truppa. Ascoltiamo i militari mentre commentano ciò che accade, sentiamo i loro dialetti diversi mescolarsi tra loro e all'italiano degli ufficiali. Non sono soldati paurosi: devono andare e vanno, impavidi, sotto il fuoco nemico. «Una lenta, metodica e inutile strage», pensa il tenente Alfani e quasi è sfiorato dall'idea di porre fine a quella tragedia, magari bloccando lui stesso l'azione, che poi voleva dire insubordinazione. Ma ecco che il capoposto chiama il soldato Morana, un veterano della guerra d'Africa. Il tenente Alfani parla di dovere da compiere, ma certo non si aspetta la reazione di Morana che due volte ripete: «Signor tenente, io non ci vado». È un vigliacco? Per tale la retorica bellica lo avrebbe sicuramente spacciato. In guerra bisogna morire. Anzi, è bello morire. Ma Morana non ha paura della morte: ha orrore di una morte stupida, stupida perché, oltretutto, inutile. Invano il tenente cerca di convincerlo: Morana è irremovibile e, mentre sopraggiunge il maggiore in ispezione, prende il moschetto e si spara. Antonio Di Grado, nel concludere la sua finissima prefazione al volume di racconti, illumina l'immagine di quest'uomo con l'arma in pugno collocandolo nella schiera dei "vinti", ultimo personaggio creato «dal nostro spietato naturalismo» la cui tragica ostinazione ricorda quella del personaggio verghiano Rosso Malpelo.