Storia di chi fugge e di chi resta
Testata: Le pagine di Sharma.it
Data: 16 novembre 2013
Dopo un anno, Elena Ferrante ci ha regalato il terzo volume della storia di Napoli, della storia d’Italia dal dopoguerra fin quasi alla fine degli anni settanta. Un lavoro poderoso con 1179 pagine intense, naturalmente suddivise nei tre volumi, un lavoro che la scrittrice ha dedicato giorni, anni di lavoro e studio, dove. a mio avviso, ha lavorato di fianco con diari che si portava dietro da una vita. Perché questo è il capolavoro della sua vita! Non immagino, so con quasi matematica certezza, che è un romanzo autobiografico, sicuramente romanzato e favoleggiato in alcuni punti, ma la sua penna risulta troppo precisa, chiara, documentata fino all’inverosimile e all’immaginabile, da poter pensare che abbia fatto tutto con documenti raccolti a destra e manca, tramite internet o altri supporti mediatici. È la storia vissuta dalla scrittrice, come spiegare altrimenti che volumi poderosi come quelli fin ora pubblicati ci appaino sotto il nostro naso con scadenza annuale? Dietro ad un romanzo c’è talmente tanto lavoro di documentazione, revisione , dare ordine al materiale fluido che esce dalla propria testa da risultare improponibile la sua uscita con una regolarità così breve. Altresì ho un’ulteriore certezza, fra un anno comparirà il quarto volume.
Di questo ne sono fiera e orgogliosa, finalmente abbiamo una grande scrittrice che forse ci mancava all’orizzonte. La Ferrante, o qualsiasi altro cognome possegga, ha un dono quello di saper scrivere e di saperlo fare eccellentemente.
Dal mio piccolissimo angolino buio da cui la osservo, ho letto tutto di lei, sono sicura che lei è una donna, che lei è di Napoli, che lei è del 1944, che lei è realmente laureata alla Normale di Pisa, insomma che Elena combacia perfettamente con Elena protagonista del libro.
Non so se possa esser vero il personaggio di Lila, la grande amica, l’amica geniale, ma Elena e Lila sono le due facce dello stesso personaggio. Non potrebbe esistere Elena senza Lila, l’una è subalterna all’altra in maniera simbiotica, in alcuni tratti questo legame innervosisce, irrita fino all’esasperazione. Non posseggono presa di posizione dell’una rispetto all’altra , la loro reazione è la non reattività, perché ben sanno che colpendo una si ferisce l’altra e viceversa. Una storia di amicizia, che va oltre qualsiasi tipo di barriera, storie di vita, in una città difficile dove diventa complicato anche il semplice respirare. Una fugge l’altra resta, una vive la vita dell’altra e l’altra vorrebbe fare la vita del suo doppio. Troppe storie intessute, troppe scelte, tante vite,tante famiglie, tanti personaggi, questo romanzo possiede un numero enorme di storie al suo interno da farne una matrioska della letteratura. Cosa si aspetta ancora nel dare un premio a questa scrittrice così illuminata, dal grande potenziale, un premio Strega? Un premio Nobel? Aspettiamo che gli altri ci soffino i premi sotto il naso e neanche sempre meritati, ( ma questo è solo un modestissimo parere di una persona non addetta ai lavori di dislocazione premi). Aspettiamo forse come un magnifico Philip Roth abbia atteso tutta una vita per un riconoscimento mai dato? Aspettiamo che la Ferrante si rinchiuda in una torre d’avorio e non produca più? Che orrore una prospettiva del genere. Quale orrore è stato quando il grande scrittore statunitense si è dichiarato definitivamente in pensione. Un genio, una mente eccelsa, la grande letteratura contemporanea può andare in pensione?
Il titolo di quest’ultimo volume riveste lo stesso come un tailleur cucito su misura da un grande sarto. Elena che fugge da Napoli perché la spaventa ,l’angoscia, le tarpa le ali, vola via si crea una via di fuga, lo studio, l’impegno la devozione la ripagheranno in questo suo progetto. Riuscirà a laurearsi, a scrivere un libro, ad avere successo, a sposarsi con un professore universitario, ad uscire dal sottoproletariato da dove veniva, diviene una borghese. La aiuta a vivere meglio? No, perché per tutto il tempo lei non ha vissuto, come un automa si è solo prefissata delle scadenze, delle tappe, dei punti di arrivo per sbocciare, per volare e per dare scacco a tutte le storture della vita, per dileggiare il suo doppio, Lila, combattere verso chi o verso cosa? Elena non ha mai ascoltato musica, non è mai andata al cinema non ha mai quasi vissuto in tutti questi anni. Così, nel periodo delle contestazioni studentesche, agli albori delle lotte armate e alla nascita delle brigate rosse, nella fase delle contestazioni femminili, Elena vuole essere un’altra Elena. Ma Lila cosa dice? Lila si ritrova con un altro alter ego, non programmato, non voluto : “A che cazzo è servito immaginarmi che ti saresti goduta una vita bellissima anche per me? Ho sbagliato sei una cretina”.
Lila semplicemente è il suo opposto, ciò che non è l’una è l’altra.
Spero che la nostra scrittrice possa essere apprezzata meglio dal pubblico ma soprattutto dai giornalisti, sperando di non continuare a leggere le solite ovvietà che non le rendono giustizia. Fin ora non ho letto il vero interessamento, il vero tripudio di esaltazione che scaturisce nel leggere la letteratura di Elena Ferrante.
Mia carissima scrittrice grazie di poterla leggere, grazie del fluire delle sue parole nella mia testa, grazie …lei è una folgore nel buio pesto!