Non è da tutti andare alla ricerca della propria nonna che scompare da un giorno all'altro! Infatti, la ritroviamo nell'Eroe quotidiano di David Foenkinos.
Bene, quest'avventura è raccontata da un giovane parigino che lavora come portiere notturno in un albergo e con l'ambizione, sempre più flebile, di diventare scrittore. Certo, il nostro amico si dedica con passione durante le ore notturne, prende appunti, ma manca qualcosa alla sua narrazione. Persino Louise, sua moglie, gli rinfaccerà di aver accantonato i suoi sogni per adeguarsi a vivere “comodamente” la propria vita.
Dicevamo... la nonna scompare dalla casa di cura e né il padre, né il nipote sanno dove possa essere andata. La nonna aveva mostrato dei chiari segni di insoddisfazione rimasti inascoltati dai figli. È una nonna buffa, legata alla vita, con un passato doloroso alle spalle. Sarà Gerard, il proprietario dell'albergo, a dare un indizio importante «Al suo posto andrei a rifugiarmi in un ricordo».
E già, perché in questa storia i ricordi hanno un ruolo fondamentale, oserei dire esistenziale: sono esperienza e corpo dei protagonisti. Sono i ricordi della nonna, di Michel, ma soprattutto i ricordi persino di scrittori, artisti a popolare vorticosamente e inverosimilmente le pagine (e li ritroverete in corsivo). La memoria ha a che fare con la morte: ogni occasione è una madeleine proustiana per riportare in luce i ricordi, che qui hanno le sembianze di una collezione di oggetti da curare e conservare gelosamente dall'oblio del tempo.
Il protagonista senza nome cerca in tutti i modi di porre rimedio al tempo perduto. All'inizio del libro, il giovane si trova davanti al nonno morente non riesce ad esprimere il bene che gli vuole pentendosene: «Troppo spesso sono arrivato in ritardo sulle parole che avrei voluto dire. Non potrò mai più fare marcia indietro verso quell’affetto. Tranne forse, scrivendo qui, glielo posso dire».
Ed è comunque un viaggio a ritroso nella vita della nonna, ma anche nella propria, nel presente, alla ricerca dell'ispirazione letteraria che è davanti a suoi occhi fino a viverla.
Confesso che dopo le mie prime 100 pagine l'avrei abbandonato se non avessi riletto la sinossi del libro. E ho ripreso perché la storia ha un suo senso nel momento in cui scompare la povera vecchina. A mio avviso c'è poca incisività nella parte iniziale, ma devo sottolineare e non dimenticare che non è un thriller.
È una scrittura diretta vicino al linguaggio parlato, un punto a favore della storia. Non manca una certa ironia che alleggerisce la storia: «Si parla sempre della routine degli utenti della metro, ma in fatto di routine niente batte la metro stessa». La parte più riuscita e bizzarra sono i ricordi, storie all'interno della storia, che spezzano la “monotonia” del racconto.
Francamente, non se consiglierei questo libro perché da ciò che ho scritto mi ha lasciata un po' perplessa, ma si sa che la lettura è soggettiva. Quindi, magari voi troverete conforto da tale lettura.
Non condivido la scelta della casa editrice nel voler riadattare il titolo Les souvenirs in L'eroe quotidiano. Il titolo originale s'intona alla perfezione a questa collezione di ricordi. Certo, il libro tratta «dell'eroismo di vivere la follia stremante del concreto», la quotidianità banale che ci offusca la vista e non ci permette di guardare oltre, ma toglie sapore e poesia alla filo rosso della narrazione.