Quando il signor Azalea varca la soglia dell’agenzia immobiliare di piazza Cavour, con il suo completo turchese e il farfallino rosso papavero, il Gufo, titolare della medesima agenzia, annusa subito profumo di soldi. Lo fa accomodare e resta in educata e curiosa attesa, mentre l’azzimato damerino espone la sua richiesta. Il suo volto allenato riesce a non far trasparire il benché minimo stupore, sebbene per un istante abbia vacillato, nonostante la sua gigantesca esperienza in fatto di stranezze. Una casa in cui sia stato commesso un omicidio efferato, ancor meglio se multiplo, ecco il desiderio del signor Azalea; se poi il sangue che ha imbrattato muri e pavimenti fosse ancora fresco, si potrebbe persino alzare la già generosissima offerta.
Anna, la decisa segretaria, e Vienna, collaboratore discreto e delicato, ascoltano la richiesta strampalata augurandosi che, per una volta, il Gufo non si scagli a corpo morto in un’impresa assurda, trascinandoli con il suo serafico entusiasmo in una situazione complessa.
Speranza vana, nel giro di pochi giorni si ritroveranno invischiati in un delitto tanto efferato quanto originale, con la polizia che ronza in continuazione come uno sciame di mosche attorno all’agenzia e una presenza misteriosa quanto allarmante che sembra non mollarli un momento.
La Torino magica e demoniaca dà lo spunto all’umorismo di Massimo Tallone, che costruisce il suo nuovo giallo tra riti crudeli, riflessioni filosofiche e momenti di una comicità così trascinante da farci precipitare alla fine del romanzo, dove, una volta arrivati, non possiamo che rimpiangere di aver già finito.