Alcazar ultimo spettacolo
Autore: Michele Fiano
Testata: Thriller Magazine
Data: 14 ottobre 2013
1939, diciottesimo anno del periodo fascista, un ensamble di artisti teatrali salpa da Napoli per raggiungere un porto che, ancor più della città partenopea, rappresenta un coacervo di etnie e colori: Marsiglia. Il viaggio verso la grande e ospitale città francese è intrapreso per scampare alle opprimenti discriminazioni che sono in atto in Italia. La trasformista Silvana Landi e il cantante Gino Santoni sono gli elementi di spicco della compagnia, la prima è un'acclamata e affascinante trasformista, Santoni è il suo inseparabile amico, un omosessuale dalla voce stupenda che si esibisce en mise femminile. Un singolare equivoco, che lo vede coinvolto con un gerarca delle camicie nere, rende la partenza urgente: allontanarsi dall'Italia diventa una questione di sopravvivenza. L'Alcazar è lo storico teatro nel quale sarà messo in scena il loro acclamato spettacolo, ma è principalmente Marsiglia il teatro dove un appassionate amore e un'inossidabile amicizia faranno da copione a una storia che, seppur di matrice realista, ha una scansione che ricorda, in non poche occasioni, rappresentazioni melodrammatiche. Gli ingredienti che danno sapore a questo romanzo non sono solo di carattere storico-sociale: il Milieu, la potentissima organizzazione mafiosa marsigliese, e l'OVRA, la polizia segreta fascista, sono le spezie, sapientemente aggiunte da Stefania Nardini, che danno un tocco da “noir d'altri tempi” al libro, rendendolo ulteriormente avvincente. Il nome a cui viene naturale accostare il lavoro dell'autrice, sia per le sue esperienze letterarie precedenti, sia per il contesto geografico che fa da sfondo, è inevitabilmente quello di Jean-Claude Izzo, ma è la prosa educata e incalzante di André Héléna che ricorda più da vicino quella di “ALCAZAR — ULTIMO SPETTACOLO”. Stefania Nardini dimostra di saper amministrare fonti storiche, geografiche e etnografiche, confezionando un lavoro che appassiona dall'inizio alla fine e rappresentando un'epoca nella quale inquietudini e contrasti non sono distanti da quelle dei nostri tempi, in cui accoglienza e solidarietà sono meno considerate di allora.