Alcazar Ultimo Spettacolo di Stefania Nardini. La recensione
Autore: Alberto Pezzini
Testata: Mentelocale.it
Data: 7 ottobre 2013
È un romanzo dove alla fine ci si affeziona ai personaggi. Lo ha detto anche l’autrice, Stefania Nardini,di Alcazar ultimo spettacolo (E/O , 257 pp., 16,50 Eur). «Per la prima volta nella mia vita, quando ho visto il libro in stampa, mi è dispiaciuto quasi: quei personaggi lì mi avevano tenuto così tanto compagnia…».
Solo per studiarne lo sfondo storico in cui collocare la storia ha impiegato circa tre anni.
Tutto parte dalla memoria di sua madre, Silvana D’Agostino, in arte Silvana Landi, l’unica trasformista conosciuta dopo Fregoli.
Quando Stefania Nardini arriva a Marsiglia - doveva starci tre settimane circa per raccogliere materiale su Jean Claude Izzo, si fermerà undici anni - senza sapere che anche la madre aveva lavorato nella stessa città, all’Alcazar, uno dei teatri più famosi al mondo. Senza dirle mai nulla.
Il racconto parte da lì, dalla mamma e da un suo collega, abilissimo a travestirsi da donna, tanto da far innamorare un gerarca fascista. Quando giungono a Marsiglia, per sfuggire all’amore ferito a morte del fascista, è una città che brulica di spie, e sta aspettando di venire addentata dai tedeschi. Il milieu, o la mala come si chiamava nell’argot, è in pieno fermento: la Gestapo divide in due la città, a favore o contro.
C’è anche un grande amore. Silvana si innamora di Alfred, uno degli uomini forti del milieu. Poi ci sarà Mentone, da dove si scavallava in Italia in modo clandestino, ancora oggi una porta da aprire per cambiare mondo in un metro. È un romanzo come un fiume, se ti lasci andare ti porta lui, sempre con una miriade di personaggi che parlano sullo sfondo. E poi gli omosessuali al confino, nelle isole Tremiti, dove il romanzo arriva anche.
Stefania Nardini, giornalista romana che ha mosso i suoi passi al Mattino di Napoli, si è cullata questo libro con amore, tanto da adottare una lingua quasi franta, a volte, tanto è essenziale e capace di dire tutto ciò che vuole con parole scelte, mai fuori posto. E’ stato un lavoro di umanità la scrittura qui, dove alcuni lampi rischiarano la coscienza a volte: La felicità ha un costo ed a volte si trasforma in dolore.
«Sono convinta che la felicità costi davvero, che in qualche modo ce la dobbiamo guadagnare. Nella vita ci dividiamo sempre tra dolore e felicità, come Marsiglia è sempre stata spaccata in due, tra violenza e solidarietà. Già Izzo ha fatto di questa città la città dei redenti, dei colpiti e della gente che comunque trova il modo di aiutarsi. Credo che non si debba mai rinunciare, però, per quanto alto sia il prezzo:un sogno vale tutte le nostre lacrime».
Nell’ultimo libro di Umberto Eco (Storia delle terre e dei luoghi leggendari) lo scrittore alessandrino abbraccia una teoria narrativa speciale: l’unica verità inconcussa al mondo è proprio quella che si trova calata nei libri, per cui nessuno può dubitare che Clark Kent e Superman siano la stessa persona. Così Stefania Nardini – magari senza saperlo – è finita dentro una specie di buco spazio temporale per cui nessuno potrebbe dubitare che il suo Alcazar, quel teatro stupendo, non sia stato davvero quello del libro, preciso.
Accade così, quando si scrive il libro di una vita, e magari in qualche modo lo si è anche aspettato, come un autobus che passi una sola volta: "Non so se l'ho aspettato da sveglia, diciamo così. So che se una storia non mi convince, non mi fa scattare la scintilla, preferisco lasciar perdere. Questo libro l’ho costruito con calma. Ho lasciato che anche la vita di mia madre si sedimentasse dentro di me a sua maniera, mi penetrasse in qualche modo magari anche inconsapevole. Non mi piace attendere gli autobus, o i treni.Però quando mi è passato questo, con una buona casa editrice, l’ho comunque preso”.
Quando Karen Blixen racconta – alla fine del film La mia Africa tratto dal suo libro Out of Africa – che i leoni, nella savana, alla sera andavano ad accucciarsi sulla tomba di Denys Finch Hutton, aggiunge che avrebbe dovuto ricordarsi di dirglielo. Il suo compagno era già scomparso in cielo, per un incidente aereo. Ma crediamo che ne sarebbe stato felice, lui che era stato un grande cacciatore africano. Così, anche la mamma di Stefania Nardini sarebbe stata felicissima di leggere un libro così su di lei, accorato.
Bisogna ricordarsi di dirglielo.